Mafia Capitale: «Il Comune incapace di arginare i boss»

Mafia Capitale: «Il Comune incapace di arginare i boss»
Un'istituzione “incapace di opporre resistenza” all'avanzare di Mafia capitale. Il duro giudizio della commissione d'accesso prefettizia guidata da Marilisa Magno...

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Un'istituzione “incapace di opporre resistenza” all'avanzare di Mafia capitale. Il duro giudizio della commissione d'accesso prefettizia guidata da Marilisa Magno è contenuto nelle 834 pagine di relazione finale consegnata al prefetto Gabrielli, a lungo secretata e infine desecretata e pubblicata on line dal senatore ed ex assessore Stefano Esposito. «Il sodalizio ha costituito quello che i pubblici ministeri definiscono un capitale istituzionale, alimentato da un imponente circuito corruttivo consistente in un articolato sistema di relazioni arrivato a coinvolgere i vertici delle istituzioni locali, grazie al quale ottenere appalti o accelerare pagamenti, o comunque individuare fonti di arricchimento in favore delle aziende controllate, e realizzare così ingentissimi guadagni», dicono i commissari che erano favorevoli allo scioglimento per mafia, poi scongiurato dal prefetto Gabrielli.




LA CONTINUITA'

La relazione entra nel merito soprattutto di quanto avvenuto durante il periodo della giunta Marino e sottolinea che i controlli, affidati ad esempio al Segretariato generale, «nel complesso, sono apparsi insufficienti a garantire un'efficace prevenzione della patologia degli affidamenti». C'è stata, insomma, scrive la commissione Magno, una sostanziale «continuità nell'azione di condizionamento dell'azione amministrativa da parte del sodalizio, che travalica le diverse giunte». Non a caso, sebbene il periodo di tempo analizzato sia più breve, i commissari notano che nel corso della giunta Marino il numero di appalti affidati “direttamente” senza gara, è cresciuto in relazione al totale dei soldi spesi: «Nel periodo Alemanno (1.01.11/12.06.13) la percentuale degli appalti affidati tramite procedura negoziata rispetto al totale (16.683 su 19.095) è stata dell'87,69% in termini di numero e del 36,28% in termini di importo sul totale (5.108.018.489 euro)». Nel periodo Marino «la percentuale degli appalti affidati tramite procedura negoziata rispetto al totale (10.498 su 12.021) è stata dell'87,33% in termini di numero e del 72,91% in termini di importo sul valore totale (1.073.565.407 euro)».



In qualche caso i giudizi di continuità con il sodalizio Mafia capitale toccano anche non indagati. È il caso dell'ex capogruppo Pd Francesco D'Ausilio definito «pezzo integrante della "squadra" legata al sodalizio».



IL VERDE PUBBLICO

Pesanti sono anche gli atti d'accusa contro alcuni esponenti e membri della passata maggioranza. L'assessore Estella Marino, ad esempio, mai coinvolta nell'inchiesta, dal punto di vista dei prefetti ha comunque compiuto indebite ingerenze: «È evidente, tuttavia, che con le note di indirizzo in merito all'affidamento alle cooperative degli appalti del verde pubblico, ella abbia offerto copertura alle scelte degli organi amministrativi del Dipartimento, operando un'indebita ingerenza in atti gestionali».



Molto duro anche il giudizio sull'ex presidente del municipio di Ostia Andrea Tassone poi coinvolto nell'inchiesta. Nell'ampio capitolo dedicato al lungomare si sottolineano gli strani e ripetuti affidamenti, soprattutto per quel che riguarda il ripristino del Lungomare alla Esse group «posseduta da Luca Dioguardi, che la controlla con il 60% delle quote, mentre le restanti quote sono divise in misura uguale tra Alessio Lotito e William Zanchelli». Lotito, oltre a fare l'ingegnere è un attivista del Movimento 5 stelle ad Ostia.



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Il Messaggero