Mafia Capitale, la nuova inchiesta sul libro paga di Buzzi: «Da Coratti a Bettini»

Mafia Capitale, la nuova inchiesta sul libro paga di Buzzi: «Da Coratti a Bettini»
ROMA L'aveva detto: «Ricostruirò tutto, al centesimo o e al minuto». E per giorni ha parlato di soldi, incontri, accordi e mazzette. Fino a riaprire il...

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ROMA L'aveva detto: «Ricostruirò tutto, al centesimo o e al minuto». E per giorni ha parlato di soldi, incontri, accordi e mazzette. Fino a riaprire il fascicolo sui rapporti tra Mafia capitale e politica. Finiranno in procura i lunghi verbali di Salvatore Buzzi, perché la versione fornita in aula dall'ex ras delle coop che, incalzato dagli avvocati Alessandro Diddi e Pier Gerardo Santoro e libro nero alla mano, aggiunge nuovi elementi rispetto a quelli valutati dai pm Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli e depositati agli atti del maxi processo. Elementi inediti, sui quali adesso partiranno altre indagini, in relazione ai vantaggi garantiti al vicesindaco della giunta Marino, Luigi Nieri (escluso dal processo), alle mazzette per il capogruppo del Pd Francesco D'Ausilio, sul quale pende una richiesta di rinvio a giudizio, fino ai contributi elettorali per Goffredo Bettini (anche lui mai coinvolto nelle indagini) a ridosso delle europee 2014. Alcuni episodi aggiuntivi invece riguardano le posizioni dell'ex presidente del consiglio comunale Mirko Coratti e quella dell'ex presidente del X municipio, Andrea Tassone.


Nell'inchiesta Mafia capitale, Luigi Nieri non era mai stato indagato, sebbene si sia dimesso dopo la diffusione della relazione prefettizia sulle infiltrazioni nell'amministrazione, nata a margine del terremoto giudiziario.

NUOVE MAZZETTE
E invece Buzzi ha raccontato come il vice sindaco abbia ricevuto vantaggi per spingere la delibera di intenti, firmata da Alemanno a fine mandato per la dismissione del patrimonio comunale. Tra gli immobili da mettere sul mercato c'erano anche quelli di via Pomona, occupati dalla Coop 29 Giugno, che avrebbe anche puntato a ottenere un notevole sconto (40 per cento) sul prezzo d'acquisto. In cambio Buzzi avrebbe curato, senza addebitare un solo euro al Campidoglio, la guardiania nei locali dell'amministrazione destinati alla coop di ragazze madri gestita da suor Paola. Il timore era che l'immobile di Monte Mario venisse occupato. Non solo, su richiesta di Nieri, il re delle coop avrebbe assunto «più di venti persone».

Agli atti finiranno anche i 50mila euro a testa che, Buzzi, ha raccontato di avere destinato «in condominio», con le altre coop per sbloccare la delibera sui debiti fuori bilancio, a Coratti e D'Ausilio. Era il 2014. Per quella stessa operazione sarebbero stati destinati altri 30mila euro, da dividere tra il presidente della commissione Bilancio, Alfredo Ferrari, e il consigliere comunale Alessio Giansanti.

I CONTRIBUTI ELETTORALI

«Signor presidente, una sola telefonata a Goffredo Bettini, mi è costata 31mila euro» ha detto Buzzi in aula. Poi ha ricostruito entità e tempi dei versamenti all'esponente del Pd, all'epoca delle europee del 2014. Mettendo l'accento anche sulle insistenti sollecitazione da parte del politico per ottenere 30mila euro dopo le elezioni «per pagare i suoi debiti». Secondo Buzzi, Guarany era il tramite per ottenere dal parlamentare un contatto con Gianni Letta e aprirsi il varco nella partecipazione alla gara del Cara di Mineo. Una manovra inutile: «Luca Odevaine - ha spiegato.- Buzzi - non ci aveva detto che la partita era già chiusa». Bettini, sentito come teste, aveva sostenuto in aula di avere avuto da Buzzi solo 10mila euro come contributo a un'associazione che sosteneva la sua candidatura; mentre Buzzi, in aula ha fatto altri conti, aggiungendo 11.200 euro sborsati per due cene. E ancora: «Dopo le elezioni, voleva 30mila euro per pagare i debiti. Alla fine, gliene abbiamo dati altri 10mila». Circostanza, quest'ultima, smentita dai suoi legali.
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Il Messaggero