Mafia Capitale, Buzzi ai pm: «Non c'è corruzione: sono onesto, non sono un mostro»

Mafia Capitale, Buzzi ai pm: «Non c'è corruzione: sono onesto, non sono un mostro»
Ha negato «di essere un corruttore o un corrotto», ha spiegato i suoi rapporti con le amministrazioni comunali che si sono succedute a Roma e, soprattutto, respinto la...

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Ha negato «di essere un corruttore o un corrotto», ha spiegato i suoi rapporti con le amministrazioni comunali che si sono succedute a Roma e, soprattutto, respinto la prospettiva di essere «un mostro».


Salvatore Buzzi, «Re delle cooperative», ritenuto dalla procura di Roma una delle pedine essenziali di Mafia Capitale, in un colloquio a senso unico con gli inquirenti della capitale, fatto cioè di dichiarazioni spontanee, ha dato una propria chiave di lettura dei fatti per i quali, dallo scorso dicembre e con l'accusa di associazione per delinquere aggravata dal metodo mafioso, è detenuto. Nel corso del faccia a faccia con il procuratore aggiunto Michele Prestipino ed il sostituto Giuseppe Cascini, Buzzi avrebbe fornito anche spunti di approfondimento.



Ma, fondamentalmente, ha preso le distanze dall'appellativo di «disonesto». Parlando, tra l'altro, di Luca Odevaine, ex capo della polizia provinciale di Roma ed ex vice capo di gabinetto di Veltroni in Campidoglio che ha ammesso di aver preso soldi da Buzzi, l'ex responsabile della «Cooperativa 29 giugno» ha sottolineato che quel danaro versato non era frutto di corruzione, ma «il compenso per consigli ed informazioni che riceveva nell'ambito della propria attività». Dichiarazioni queste che ricalcano le parole che la scorsa settimana Luca Odevaine aveva detto ai magistrati. «Da Buzzi ho preso soldi perchè ero un facilitatore, uno spicciaproblemi», aveva detto. Insomma non un corrotto.



Detenuto attualmente in Sardegna, Buzzi, per l'incontro di oggi con i magistrati romani è stato appositamente condotto nel carcere di Rebibbia. «Siamo pronti a sostenere nuovi incontri con i pubblici ministeri - ha dichiarato il suo difensore Alessandro Diddi - restiamo a disposizione di chi indaga». Una versione, quella fornita oggi da Buzzi, considerato il braccio destro dell'ex terrorista nero Massimo Carminati, dominus di «Mafia Capitale», che ricalca il contenuto di una lettera inviata nello scorso gennaio al «Garantista» nella quale rivendicava di essere una persona seria e onesta che «ha lavorato tanto per creare un gruppo cooperativo ove lavorano migliaia di persone e che non ha mai rubato nulla alle aziende che amministra».



Adesso, per Buzzi, l'attesa è per il prossimo 10 aprile quando la Corte di Cassazione esaminerà il suo ricorso e quello di alcuni suoi collaboratori presentato per sollecitare la revoca dell'ordinanza di custodia cautelare. Un pronunciamento, quello dei giudici della Suprema Corte, che verte non solo sul riconoscimento o meno dell'impianto accusatorio, ma soprattutto sulla sussistenza dell'aggravante della matrice mafiosa. Tra le posizioni che saranno esaminate anche quella di Franco Panzironi, ex ad dell'Ama, mentre ha rinunciato al ricorso lo stesso Massimo Carminati.
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Il Messaggero