Tracce sulla neve e un puledro ucciso: sui Monti Lepini scatta la "caccia" ai lupi scesi a bassa quota

Impronta di lupo sui Monti Lepini
Un puledro sbranato al Campo di Segni. Le tracce sulla neve. È il lupo dei Monti Lepini che si è fatto vivo a quote più basse? Se lo chiedono in molti...

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Un puledro sbranato al Campo di Segni. Le tracce sulla neve. È il lupo dei Monti Lepini che si è fatto vivo a quote più basse? Se lo chiedono in molti sui Monti Lepini, tra Segni, Cori, Carpineto Romano, Montelanico. La catena montuosa crocevia delle province di Roma, Frosinone e Latina è innevata già da qualche giorno e le tracce lasciate dagli animali sono più evidenti. Ora, con la neve sulle cime, gli animali stanno scendendo di quota e con essi i loro predatori. Qualche giorno fa un puledro è stato trovato sbranato presso il Campo di Segni (834 m.s.l.m.), un altopiano del territorio dell'omonimo Comune molto frequentato dagli allevatori e dagli escursionisti che puntano verso la cima di Monte Lupone (1368 m s.l.m.). Secondo alcuni esperti il predatore potrebbe essere stato proprio un lupo e non un cane randagio. "D'altra parte al Campo non ci sono le macellerie e i predatori devono mangiare qualcosa" ironizzano gli appassionati di montagna, che sottolineano come "la natura sta facendo il suo corso" e "non è la prima volta che accade".

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Intanto tra i cinquecento e i millecinquecento metri, tra Collemezzo (Montelanico), Monte Lupone (Segni e Cori) e Monte Semprevisa (Carpineto Romano), gli escursionisti hanno individuato diverse tracce stampate sulla neve ma finora non è emersa alcuna fotografia che ritragga chiaramente il lupo. Le autorità per ora non si sbilanciano perché distinguere la traccia del lupo da quella di un cane randagio non è sempre semplice. Secondo gli abitanti dei Comuni dei Lepini e gli appassionati di quelle montagne, il lupo da anni vive nelle faggete lepine. Nelle sere estive è anche possibile sentirlo "cantare" (è il termine che si usa lì per descriverne l'ululato). L'uomo non ha mai subito attacchi. Ogni tanto, in quota, lontano dai centri abitati, si incontrano le carcasse dei puledri che pascolavano liberi sui monti e che sono stati predati. "È la natura che fa il suo corso", commentano dai Lepini.

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Il Messaggero