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Le ore che i giudici trascorrono in camera di consiglio sembrano interminabili. Anastasiya cammina e fuma nervosamente nel cortile della cittadella giudiziaria di piazzale Clodio.
Quando entra, non scambia nemmeno una parola con i genitori di Luca Sacchi e con il fratello, seduti dall’altro lato dell’aula: lei sul banco degli imputati, loro parti civili, con gli occhi gonfi di emozione. Per la lettura del dispositivo arrivano anche i tre accusati di concorso in omicidio. Dopo più di 10 ore di attesa, escono i giudici della I Corte d’Assise: «27 anni di reclusione per Valerio Del Grosso, 25 anni a testa per Paolo Pirino e Marcello De Propris».
L’accusa per tutti e tre è concorso nell’omicidio di Luca Sacchi. Anastasiya Kylemnyk, la fidanzata di Luca, è stata condannata a 3 anni - e a pagare 30mila euro di multa - per avere preso parte a un tentativo di compravendita di droga. Ma in questo processo è anche parte offesa: è stata aggredita con una mazza da baseball e dovrà venire risarcita dagli imputati. La quantificazione spetterà al Tribunale civile. I giudici hanno invece disposto una provvisionale immediatamente esecutiva per i familiari di Sacchi: Del Grosso, Pirino e De Propris dovranno pagare, in solido, 200mila euro a testa ai genitori di Luca, Alfonso Sacchi e Concetta Galati, e 150mila euro al fratello. «L’ergastolo l’hanno dato a noi. Luca è morto per aiutare Anastasiya e questo lei se lo deve ricordare a vita», ha detto la madre di Luca, assistita dagli avvocati Armida Decina e Paolo Salice.
L’AGGUATO
Sono passati due anni e mezzo dall’omicidio del personal trainer diciannovenne, ucciso con un colpo di pistola alla testa davanti al pub John Cabot, nel quartiere Appio Latino.
Ma ecco i fatti. Nell’ottobre 2019 a organizzare la trattativa per comprare 70mila euro di erba da Del Grosso e Pirino, secondo l’accusa, è Giovanni Princi, amico di Luca e di Anastasiya, che per questa vicenda ha concordato una pena di 3 anni. L’appuntamento con i pusher è davanti al pub all’Appio Latino. Il denaro è all’interno di un sacchetto per il pane, che Princi mette nello zaino della ragazza. Quando vede i soldi, Del Grosso cambia idea: chiama De Propris e dice di avere intenzione di fare una rapina. Vuole prendere i 70mila euro senza consegnare in cambio la droga. Per questo porta con sé la pistola: «Li volevo solo spaventare», dirà agli inquirenti. La situazione, però, precipita. Quando Pirino aggredisce Anastasiya, Luca reagisce. E Del Grosso gli spara. Poi, fugge insieme a Pirino. I due vengono arrestati nel giro di 24 ore. Anche Anastasiya e Princi vengono indagati per avere partecipato alla trattativa legata alla droga. I soldi non verranno mai trovati.
La Procura esprime soddisfazione per la sentenza.
Luca era stato ucciso con un solo colpo, alla nuca: «Un’azione durata 31 secondi», aveva spiegato la pm Guccione durante la requisitoria, sottolineando l’assurdità di quella violenza, definita «incomprensibile e immotivata». A carico degli imputati sono cadute le aggravanti della premeditazione e dell’ingente quantitativo di stupefacente. Da qui la decisione di non condannare Del Grosso all’ergastolo. «Rinviamo ogni commento a quando leggeremo le motivazioni. I giudici hanno concesso le attenuanti generiche e hanno voluto dare una possibilità di recupero a questo ragazzo, che ha anche un bambino piccolo», ha detto l’avvocato Alessandro Marcucci, che insieme a Valerio Spigarelli assiste l’imputato.
La Kylemnyk ha preferito non commentare. Mentre il suo legale, Giuseppe Cincioni, ha dichiarato: «Non siamo soddisfatti. Le sentenze vanno lette prima di essere commentate. Siamo pronti a fare appello».
L'omicidio e le tappe
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Il Messaggero