Luca Sacchi, la droga facile a Roma tra pusher improvvisati e marijuana fai da te

C'è spazio per tutti a Roma quando si tratta di vendere droga. Oltre ai professionisti del crimine, che esercitano un controllo militare sulle periferie, ci sono poi...

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C'è spazio per tutti a Roma quando si tratta di vendere droga. Oltre ai professionisti del crimine, che esercitano un controllo militare sulle periferie, ci sono poi gli improvvisati. Un nuova categoria di pusher che cercano di arrotondare lo stipendio o di mettere in tasca dei soldi, se si tratta di studenti. Il loro palcoscenico sono Trastevere, Testaccio, San Lorenzo, dove lo spaccio, a differenza di Tor Bella Monaca o San Basilio, non conosce padroni. A questo fenomeno è collegata anche l'autoproduzione di droga. Nessun ndranghetista o camorrista da contattare per farsi rifornire della materi prima. Inoltre il produttore fai da te è spesso anche un piccolo spacciatore o un baby pusher, quando la mattina a posto che andare a lavorare va a scuola. Un business che rappresenta un affluente del principale fiume della droga alimentato dalle mafie.


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FAI DA TE
La spesa iniziale è low cost: bastano un centinaio di euro per acquistare in internet i semi della marijuana, una serra idroponica, che occupa poco spazio dentro un appartamento e infine scaricare una dettagliata guida sulla coltivazione della cannabis. Un investimento relativamente redditizio ma a elevato rischio. Le forze dell'ordine, negli ultimi anni, non fanno altro che individuare, smantellare, sequestrare queste piccole strutture comprese le mazzette di denaro nascoste dietro i lavandini o nelle intercapedini ricavate nei muri.
Il 24 settembre i finanzieri hanno scoperto che un operaio ferroviario di 26 anni, nel suo appartamento a Villa Spada, quartiere a nord della Capitale, coltivava marijuana grazie a lampade per colture idroponiche, un impianto di ventilazione e aspirazione, termometri, timer, fertilizzanti e bilancini di precisione. In certi casi i progetti sono perfino più audaci. È il caso di due studenti di 17 anni che, in mezzo a un bosco a Mostacciano, nella periferia a sud della Città Eterna, hanno messo in piedi una piantagione. Il 30 settembre la polizia ha trovato nelle loro camere (vivono con i genitori) del fertilizzante e nei loro cellulari degli sms che confermano un'attività di spaccio tra i coetanei: messaggi per appuntamenti e relativi prezzi. Droga che, appunto, viene venduta anche tra i banchi di scuola. Aveva suscitato scalpore, a marzo del 2016, una inchiesta dei carabinieri nel liceo Virgilio, nel cuore di Roma. Il cortile della scuola, durante la ricreazione, si trasformava in una piazza di spaccio gestita dagli stessi alunni. La scoperta più clamorosa è però del 2012. Nelle viscere della Capitale la finanza aveva scoperto un'area di sette ettari per la coltivazione della marijuana. Una superficie che interessava la zona dell'antica metropolitana vicino alla stazione di Roma Casilina. Un tratto sotterraneo, costruito durante la guerra, che non era stato mai utilizzato.

LE PIAZZE

Ci sono poi le piazze dello spaccio che possono essere divise in due categorie, quelle aperte e quelle chiuse. Le prime sono quelle dove la vendita avviene senza l'impiego di una struttura criminale. Questo succede soprattutto nei luoghi della movida. Qui si vendono soprattutto l'hashish, la marijuana, l'eroina che si fuma e gli psicofarmaci. Sono San Lorenzo, l'Esquilino, il Pigneto, Ponte Sisto, Trastevere, Campo de'Fiori in Centro. Ma anche Centocelle, l'Alessandrino, la Borghesiana, Torre Maura e Torre Angela, in periferia. Poi ci sono le piazze chiuse: San Basilio, Tor Bella Monaca, Montespaccato, Romanina, Nuova Ostia, Tufello, Laurentino, Guidonia. Qui il sistema adottato è sul modello Scampia. Lo spaccio è organizzato con turni di pusher e vedette, gli androni o i garage dei palazzi in alcuni casi sono addirittura videosorvegliati. Capita che in uno stesso quartiere quattro vie siano gestite da quattro clan diversi e se qualcuno sgarra allora l'equilibrio si ripristina a suon di piombo. Il mercato funziona come un drugstore sempre aperto.
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Il Messaggero