«Ecco cosa fare se trovi un ladro in casa». Sul profilo Facebook di Luca Sacchi, il ragazzo di 24 anni morto a Roma per aver difeso la sua fidanzata durante una rapina...
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Su un altro video, in cui si vede un giornalista aggredito da un nomade durante un servizio in un campo rom, scrive: «C'è gente che dice che se vai da loro con brutte intenzioni o se tocchi cose che non sono tue è normale che reagiscono così, beati loro che possono toccare le Audi degli altri».
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Luca era un «ragazzo buono e tranquillo», a detta dei suoi vicini di casa, in via Vittorio Fiorini dove abitava con i genitori, non lontano al luogo dove è stato ferito da un colpo di pistola alla testa da due rapinatori che sono poi fuggiti a bordo di un Smart.
E' morto per aver difeso Anastasia, l'amore della sua vita, con cui era fidanzato da anni «se l'è visto morire davanti agli occhi - ripetono gli amici - è distrutta». E' con lei che stava andando al pub John Cabot quando quei due rapinatori, probabilmente italiani, si sono avvicinati e hanno provato a strapparle lo zainetto. Luca ha reagito ed è stata la sua fine. Nelle foto social sorridono abbracciati al mare, nei viaggi fatti insieme.
Luca lavorava come personal trainer, fisico asciutto, sportivo. Amava la palestra ma era appassionato anche di moto. Oggi i suoi amici, tutto un quartiere, piange la sua scomparsa: «Non si può morire così, è stata peggio di un'esecuzione».
Su Twitter c'è chi chi commenta così la morte di Luca Sacchi
Il Messaggero