Nelle retrovie dei due schieramenti che al Csm si fronteggiano in queste ore per la nomina del procuratore di Roma c'è un'ombra che potrebbe condizionare le scelte...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LA NOMINA
La settimana prossima il plenum dovrà decidere se il successore di Giuseppe Pignatone debba essere il procuratore generale Marcello Viola, candidato da Magistratura indipendente in nome della discontinuità rispetto alla gestione Pignatone, come chiarito in commissione incarichi direttivi del Consiglio, dove l'attuale procuratore generale di Firenze ha ottenuto la maggioranza dei voti (quattro). A un altro tipo di gestione ha fatto riferimento, in un'intervista, anche il segretario di Mi Angelantonio Racanelli, ragione per la quale Magistratura indipendente ha deciso di non sostenere un altro suo esponente, il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, avversato dalla sua stessa corrente ma sostenuto da Area per le medesime ragioni: i primi non lo voteranno proprio per la sua contiguità con Pignatone, i secondi, le toghe di sinistra, sperano nel candidato di destra proprio per l'affinità professionale con il procuratore uscente. In commissione Lo Voi ha ottenuto un solo voto, come Giuseppe Creazzo, il terzo aspirante, procuratore di Firenze e candidato da Unicost. La corrente di centro, però, sarebbe disposta a tirarsi indietro votando Viola. L'accordo prevede la nomina di due aggiunti: Palamara, appunto, e Giancarlo Cirielli. L'assegnazione di un incarico direttivo a una toga indagata crea un imbarazzo trasversale. Al di là degli schieramenti.
L'INDAGINE
Il fascicolo che vede indagato Palamara è stato aperto a Perugia più di un anno fa. Gli atti sono partiti dalla Capitale. Sono stati i pm romani, che nel 2017 indagavano su un giro di corruzione nei Tar, a ordinare la perquisizione di Fabrizio Centofanti. Dagli atti risulta che, anche dopo quella data, Palamara, allora consigliere del Csm, quindi fuori ruolo, abbia continuato ad avere rapporti stretti con l'indagato. Il sospetto è che l'imprenditore puntasse a ottenere notizie. Sotto accusa anche un viaggio del magistrato. A febbraio 2018 Centofanti viene arrestato. Al fascicolo si aggiungono le dichiarazioni dell'avvocato Giuseppe Calafiore, che ha già patteggiato la pena e definisce Centofanti, oggi in attesa di giudizio, un lobbista con molti agganci a Roma, tra politici e Consiglio superiore della magistratura. Palamara, dal canto suo, ha già respinto ogni illazione: «Mai chieste notizie ai colleghi». Ma adesso quell'ombra potrebbe cambiare il futuro della procura di Roma.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero