Roma, l'altra Gioconda di Leonardo va in mostra nella Sala Aldo Moro di Montecitorio

nella foto la copia della Gioconda
La chiamano “l’altra Gioconda” di Leonardo da Vinci, realizzata dalla bottega del grande maestro per la serie di copie. Lo sguardo ipnotico resta intatto, il...

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La chiamano “l’altra Gioconda” di Leonardo da Vinci, realizzata dalla bottega del grande maestro per la serie di copie. Lo sguardo ipnotico resta intatto, il sorriso enigmatico, la posizione delle mani in un raffinato gioco di ombre. L'opera torna a far parlare di sè, dopo che nell'ottobre del 2019 l’Accademia dei Lincei le aveva dedicato una raffinata mostra, “Leonardo a Roma”, organizzata per l’anniversario dei 500 anni dalla morte dell’artista. Custodita nel deposito degli uffici della prefettura della Camera dei Deputati, seppur di proprietà e competenza delle Gallerie Nazionali di Arte Antica (in particolare proveniente da Palazzo Barberini a Roma), sarà ora esposta nella Sala Aldo Moro.

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L'annuncio arriva direttamente dal Questore di Montecitorio Francesco D'Uva (M5S). «Si tratta di una copia realizzata nella bottega di Leonardo, forse addirittura con la sua diretta collaborazione. Ho ritenuto che fosse importante valorizzare e rendere fruibile a tutti questa tela così significativa. La Camera dei Deputati è il luogo adatto per farlo, considerando che riceve oltre 200 mila visitatori l'anno, tra i quali più di 60 mila studenti. Mi sono attivato quindi per il trasferimento nella Sala Aldo Moro, tra le più importanti sale di rappresentanza della Camera, assieme alla Sala della Lupa e alla Sala della Regina, una volta che termineranno i lavori di restauro». Fino ad oggi l’hanno vista in pochi (o pochi fortunati).

Tanti gli aneddoti che ruotano intorno all'opera. Dietro la “Gioconda” è ben visibile, per esempio, un bollo rosso in ceralacca. Il sigillo reca le insegne imperiali di Napoleone, ed è di fatto un timbro di sdoganamento. Quello che sappiamo è che l’opera arriva in Francia per poi trasferirsi nelle collezioni dello zio di Napoleone, il Cardinale Fesch. Dal ramo francese dei Torlonia, l’opera finisce nella collezione di famiglia. Per un rientro a Roma. L’attribuzione a Leonardo è sempre rimasta un’eco lontana.

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Il Messaggero