Almeno gli occhi lucidi sono venuti ieri agli over 50 che abitano nei dintorni di piazza dell’Alberone: il crollo del leccio di 134 anni, impiantato quando ne aveva già 106,...
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Invece di celebrare il funerale dell’altro gigante abbattuto dai parassiti e dall’incuria, il Messaggero aveva subito lanciato l’iniziativa di colmare il vuoto lasciato dal patriarca che dava il nome al quartiere. L’attenzione del lettori fu travolgente e il Comune, attraverso l’assessore all’Ambiente Corrado Bernardo, si unì immediatamente al progetto fornendo mezzi e sostegno tecnico. Meritata la medaglia che il direttore del Messaggero, Vittorio Emiliani, consegnò allo stesso Bernardo durante la festa che richiamò almeno 3mila persone: c’era anche la Big Band della scuola popolare di musica di Villa Gordiani.
Tutti in silenzio, però, quando arrivò il maxicamion con il leccio dalla via Appia. E fiato sospeso quando le ruspe e le pale meccaniche iniziarano il complicato lavoro di piantumazione, decisivo per la “tenuta” delle radici del leccio, gemello di quello che poco prima era stato destinato alla piazza principale di Terni.
Persino un momento di panico quando un camion-gru sprofondò creando un avvallamento su un marciapiede facendo temere una fuga di gas, poi esclusa dai tecnici. Poi anche l’ultima fune che legava i rami venne tolta rivelando che la nuova pianta non era poi così piccola, rispetto a quella che l’aveva preceduta, come si era temuto.
Alla fine applausi e brindisi con la champagne che bagnò generosamente il nuovo simbolo del quartiere e che, secondo tutte le previsioni, avrebbe dovuto continuare a crescere per ben più dei 28 anni sui quali ieri è calato il sipario. Nel 1986 la piazza, grazie all’iniziativa del Messaggero, restò per ben poco tempo senza il leccio, adesso che cosa accadrà? L’assessorato all’Ambiente ha fatto sapere «che il Servizio Giardini di Roma Capitale sta già predisponendo la sostituzione del leccio». In tanti, al quartiere Appio, iniziano ad aspettare. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero