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Da una parte il Covid che uccide anziani e pure giovani non vaccinati, dall’altra il virus che “marchia” con drammatica puntualità e quasi indelebilmente l’organismo di chi, tra i più piccoli lo contrae, sviluppando poi, una volta passata la fase “acuta”, a distanza di due-sei settimane patologie tuttora oggetto di analisi e ricerca.
C’è chi non riesce più a correre e praticava sport con regolarità, scatta l’insonnia o manie depressione, si perde la concentrazione e a risentirne è anche la memoria a breve termine. Nei soggetti più piccoli si manifestano anche disturbi cognitivi che portano a una regressione dell’apprendimento. E poi ancora mal di testa ricorrenti, formicolii generalizzati, vertigini, dolori addominali e alle ossa che non risparmiano neanche i bambini.
«La vaccinazione ad oggi è fondamentale - dice Andrea Campana, responsabile della pediatria multispecialistica e del centro Covid dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Palidoro - l’unica vera terapia è la prevenzione che è data dai vaccini anche per quanto riguarda i giovani e i bambini.
I NUMERI
Eppure nel Lazio proprio nella popolazione under 40 tante sono le persone che non hanno ricevuto ancora la prima dose. Nel Lazio dei 375.247 minori tra i 5 e gli 11 anni, il 68% - ovvero 255.276 - non ha ancora iniziato il percorso vaccinale. A questi si aggiungono i giovani e gli adulti con meno di 40 anni. Altre 115.799 persone - stando all’ultimo report della struttura commissariale - che non hanno ricevuto ancora la prima dose. Che il vaccino sia però fondamentale non solo per aggirare gli effetti peggiori del virus ma anche per evitare conseguenze a lungo termine - il cosiddetto “Long Covid” - lo spiega proprio Campana: «Tra i guariti non vaccinati possono verificarsi disturbi che sono chiaramente correlati al Sars-Cov-2».
Al centro di Palidoro dall’inizio della pandemia sono stati «ricoverati circa 950 bambini - analizza lo specialista - senza contare quelli che hanno contratto il virus ma che non hanno avuto bisogno dell’assistenza ospedaliera. Da maggio del 2020 seguiamo 350 piccoli pazienti meritevoli di controlli periodici e di questi il 10% a distanza di un anno ha ancora dei sintomi da “Long Covid”». Per questi effetti non si conosce una “data di scadenza”, banalmente non si sa ancora se i sintomi, prima elencati, tendano poi a sparire completamente. Di certo ci vuole tempo. Un tempo mediamente lungo stando ai dati sciorinati dal Bambino Gesù.
Il Messaggero