Parte Lazio Digitale, 220 milioni di investimenti per rendere più trasparente la Regione

Parte Lazio Digitale, 220 milioni di investimenti per rendere più trasparente la Regione
Il nome scelto è «Lazio Digitale» e prevede un investimento di 220 milioni di euro. Interessa una lunga serie di settori: le infrastrutture (dalla banda ultralarga al Data...

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Il nome scelto è «Lazio Digitale» e prevede un investimento di 220 milioni di euro. Interessa una lunga serie di settori: le infrastrutture (dalla banda ultralarga al Data center unico regionale al Wi-Fi), la sanità (fascicolo sanitario elettronico, referti online, ricetta digitale) amministrazione (dall'open data alla dematerializzazione degli atti), competenze digitali e comunità intelligenti. Saranno finanziati dalla Regione grazie ai fondi della nuova programmazione europea 2014/2020, ma anche a risorse recuperate dalla programmazione 2007/2013 e vecchi fondi Fas. Il documento complessivo dal titolo «Agenda Digitale della Regione Lazio - linee guida per lo sviluppo del Lazio digitale» è stato presentato questa mattina dal presidente della Regione, Nicola Zingaretti.


La realizzazione dell'Agenda digitale prevede un percorso partecipato: ad ogni area di intervento corrisponderà un tavolo tematico, aperto ai rappresentanti delle categorie di tutti i portatori di interesse territoriali che lavoreranno in presenza (3 incontri da luglio sino a metà ottobre) e online. Ha spiegato Zingaretti: «Una Regione digitale è anche una Regione più giusta e più trasparente. Se un bando europeo è conosciuto da 10mila persone invece che da 100 si fa la differenza. Se l'anziano invece di uscire e andare a ritirare l'esito delle analisi, lo può ricevere a casa, questo è un servizio che costa meno e produce più giustizia. Già oggi nel Lazio, se si fa un'analisi di ambulatorio il referto arriva a casa. Proprio in questi giorni di battaglia campale su tanti fronti, anche quello della legalità, avvertiamo l'urgenza di costruire uno Stato diverso e di rifiutare l'idea di Stato». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero