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Potrebbe essere di Alberto Siccardi, “il Cinese”, classe 1950, pregiudicato di Anzio scomparso improvvisamente dai radar nel 2000, lo scheletro fatto a pezzi e rinvenuto mercoledì all’interno di due sacchi neri seppelliti nel bosco alle spalle del Caracol, il residence “polveriera” di Lavinio. È una delle piste più battute dagli inquirenti che attendono di potere effettuare la comparazione del Dna e la relazione del patologo forense sulla data a cui risalirebbe la morte, per potere dare con certezza una paternità a quelle ossa. Al vaglio dei carabinieri di Anzio ci sono i profili degli uomini scomparsi a partire dal ‘95, ma le maggiori attenzioni sono concentrate proprio sul Cinese.
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Siccardi, implicato in vicende di narcotraffico, nel ‘91 balzò alle cronache per avere sparato dopo una lite per questioni di droga a Giovanni Tigani, detto “Paperino”, in quegli anni legato alla Banda della Magliana e vicino al gruppo delle “belve” di Laudavino De Santis, alias “Lallo lo zoppo”, a cui si permise anche di dare uno schiaffo.
Sarà un caso, ma le ossa ritrovate nelle due buste erano avvolte in quello che restava di una vecchia giacca della tuta della Roma, con il logo tipico di fine anni ’90. Sebbene nella denuncia di scomparsa non si faccia menzione all’abbigliamento di Siccardi, gli investigatori ritengono importante questa traccia. Non solo. L’età apparente dello scheletro si attesterebbe intorno ai cinquant’anni, quanti ne aveva il Cinese. Infine, mentre a un primo esame esterno, il medico legale accorso al boschetto del Caracol avrebbe collocato il decesso tra il 2008 e il 2018, ulteriori perizie avrebbero già spostato indietro le lancette nel tempo. Per restringere l’arco temporale della morte e scremare l’elenco degli scomparsi sul litorale a Sud di Roma, i carabinieri di Anzio e la Procura di Velletri attendono, dunque, l’esito dell’esame dei resti eseguito da patologo forense che sarà noto tra una ventina di giorni.
IL COVO
Siccardi sul litorale era considerato un criminale “di rango”, una sorta di boss ad Anzio. Suo figlio Luigi Alberto, trentenne, è stato coinvolto in traffici di armi con esponenti della criminalità organizzata, vicino agli Sparapano, famiglia operativa in maniera significativa a Nettuno e a Tor Bella Monaca. A proposito di armi: all’ex residence El Caracol, da trent’anni ricettacolo di droga e prostituzione, covo di pregiudicati e latitanti, nel maggio del 2001, vennero trovati i mitragliatori, le munizioni e il tritolo, usato da una banda di albanesi sospettata dell’assalto a un furgone portavalori davanti al centro commerciale I Granai in cui perse la vita un metronotte.
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Il Messaggero