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«Aiuto, aiuto, papà ci uccide. Abbiamo sentito le grida. Ci siamo affacciati al pianerottolo del secondo piano e abbiamo visto la ragazza piena di sangue che era scappata ed era a metà delle scale, presa da convulsioni». È il racconto del vicino di casa, Enea Fornari, tra i primi ieri ad essere intervenuti per soccorrere la ragazza, 17enne, in via Milano a Ladispoli. «Mia madre mi ha subito chiamato - racconta - c'era sangue ovunque e la figlia aveva chiuso il portone blindato della sua abitazione. Poi abbiamo chiamato i carabinieri e con un piede di porco hanno sfondato la porta. Fabrizio Angeloni non sembrava il tipo capace di fare una cosa simile. Spesso litigavano, si sentivano delle urla, ma non potevamo mai immaginare una tragedia del genere».
SOTTO CHOC
Sotto choc Enea, con i suoi genitori pronti a dare aiuto alla minorenne e ad allertare l'ambulanza e il 112.
Questa è almeno la prima ricostruzione dei carabinieri della Compagnia di Civitavecchia a cui sono affidate le indagini con l'ausilio del Nucleo Operativo e dei militari della stazione locale. Grave anche la 17enne, al Bambino Gesù e sottoposta ieri pomeriggio ad un delicato intervento chirurgico. In prognosi riservata l'ingegnere dell'Istituto nazionale di fisica nucleare Angeloni, ricoverato al Policlinico Gemelli ma a quanto pare non in pericolo di vita. «Non andavano d'accordo già da un po'. Comunque spesso bisticciavano», è la testimonianza di un altro inquilino. In città sono ore di apprensione.
Disperazione nell'istituto di via del Ghirlandaio dove insegna alle medie. «I ragazzi di terza sono tutti sconvolti parla Teresa Villano, la vicaria e pienamente coscienti di quello che è avvenuto. Lo siamo anche noi del resto, e non ci resta che pregare». Tristezza anche alla Corrado Melone.
«La figlia è il commento del preside, Riccardo Agresti - è stata una studentessa della nostra scuola, sempre fra le migliori tanto da essere stata premiata più volte ed in ultimo avere avuto la licenza con 10 e lode nel 2019, al termine del suo corso di studi. Una ragazza sensibile, timida e riservata, ma sempre aperta, solare e disponibile. Il suo atto di difesa della madre è degno degli eroi, tipico delle persone come lei, sempre attenta alla difesa di chi abbia necessità. Anche la madre Silvia ha lavorato a più riprese con la nostra scuola come docente di lettere, collaborando eccellentemente e instaurando ottimi rapporti con colleghi e studenti».
Una famiglia in apparenza come tante. Andavano al mare, il padre portava la figlia allo stadio per tifare Lazio, lui di tanto in tanto si metteva in evidenza con iniziative bizzarre. «Alla sua canoa dice Marco Lazzeri, titolare dello stabilimento balneare Tritone aveva legato un albero e la vela e navigava in questo modo. Ogni tanto venivano qui in spiaggia ma non hanno mai discusso platealmente».
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