Scatta l’allarme ami da pesca abbandonati sulle spiagge di Ladispoli. Un fenomeno che appare in crescita e che sta creando gravi problemi soprattutto ai proprietari dei cani...
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A richiamare l’attenzione delle istituzioni e della cittadinanza sul malcostume sono stati i pescatori professionisti di Ladispoli che, attraverso i social, hanno avviato un tam tam per invitare gli appassionati di canna e lenza a non trasformare la riva in una pattumiera a cielo aperto.
«La pesca amatoriale è una passione da coltivare – scrivono – ma non deve diventare un pericolo per le persone ed i cani. I ferimenti e gli incidenti causati dall’abbandono di ami sotto la sabbia sono la conferma che il fenomeno non deve essere sottovalutato. Tra poche settimane il caldo primaverile indurrà molte mamme a portare i bambini a giocare sulle spiagge, facciamo in modo che non accadano disgrazie provocate dall’irresponsabile atteggiamento di qualcuno che scambia le spiagge per discariche, non rispettando nemmeno il mare».
A Ladispoli, a testimonianza di quanto la situazione sia delicata, sono scesi in campo anche alcuni veterinari che hanno postato le foto degli ami ingoiati dai cani, spiegando come possano provocare anche la morte per soffocamento o lesioni interne allo stomaco. Pochi mesi fa, su iniziativa della Città metropolitana e della Lipu, i volontari raccolsero 1.850 metri lineari di lenze e 33 ami nascosti sotto la sabbia, disseminati lungo la battigia tra Marina di San Nicola e Campo di Mare. Sulla vicenda sono intervenute le associazioni dei consumatori che propongono al Comune di Ladispoli di introdurre il controllo della fascia costiera per limitare i danni provocati dai pescatori dilettanti.
«Chiediamo all’amministrazione - afferma il coordinatore del litorale, Angelo Bernabei - che le spiagge siano pattugliate con verifiche costanti nei confronti dei tanti pescatori amatoriali che gettano gli ami dopo il tramonto. Visto che per legge si può andare a pescare soltanto nel tardo pomeriggio e che anche le reti causano danni all’ambiente”.
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Il Messaggero