La tentazione di restare collegati anche in viaggio

La tentazione di restare collegati anche in viaggio
Domanda: è giusto essere sempre collegati in vacanza esattamente come nella vita di tutti i giorni? Detto che in Europa ormai non si paga più il roaming, per viaggi...

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Domanda: è giusto essere sempre collegati in vacanza esattamente come nella vita di tutti i giorni? Detto che in Europa ormai non si paga più il roaming, per viaggi più lunghi appena atterriamo ormai in tutti gli aeroporti, a Saigon come a Seul (e succede anche per gli stranieri in arrivo a Fiumicino) ci sono stand dove vendono Sim locali, con un pacchetto di giga inclusi. Cadiamo in tentazione, se siamo viaggiatori scafati abbiamo un cellulare dual sim e in poco tempo siamo già collegati con i vari Whatsapp e Facebook; altrimenti utilizziamo un vecchio smartphone come hotspot che rilancia il segnale.


In sintesi: con una operazione di pochi secondi, pochi euro e la presentazione del passaporto eccoci di nuovo on line. È un bene o un male? Pro: non siamo più ostaggio del wifi dell’hotel o di qualche caffetteria, chiamiamo casa per dire che va tutto bene quando vogliamo, seguiamo l’andamento delle news anche del Paese che stiamo visitando, abbiamo le ultime sulla squadra del cuore. Ma soprattutto: la visita di una nuova città è più semplice. Contro: senza volerlo, siamo vittima del solito flusso di informazioni del nostro orticello, le solite polemiche, i soliti gruppi, le solite meschinità sui social. Pro e contro, a voi la scelta.
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Il Messaggero