L'Acquedotto Vergine che giganteggia con le sue dieci arcate al piano meno uno, l'atrio-cavedio che sembra un omaggio al Colosseo Quadrato dell'Eur, la terrazza che...
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La nuova cittadella dello shopping (lo storico edificio di via del Corso chiuse sette anni fa) è una bella avventura estetica da 15mila metri quadrati. Non fosse altro per quel colpo di genio commerciale che è il design supermarket (pezzi griffati a presa diretta, democraticamente da 1 euro in su). La presentazione, ieri, ha calamitato una folla di giornalisti curiosi per un evento a lungo atteso (il progetto va avanti da 11 anni, tra «scartoffie burocratiche» e 1.850 giornate di cantiere). E oggi va in scena l'opening party per tutti, dalle 12 alle 23, per una maratona di intrattenimento, tra l'orchestra sinfonica di 22 elementi e tre soprani che intoneranno le arie più celebri di Ennio Morricone. Non manca la parata glamour (Vals alle 15, Beppe Fiorello alle 17, Francesco Gabbani alle 18) e la musica dance con i dj set. La soddisfazione è tanta: «È come vincere dieci Super bowl», dice l'amministratore delegato Pierluigi Cocchini che ricorda i numeri dell'impresa (200milioni, di cui 24 solo di oneri di urbanizzazione al Comune di Roma). Il viaggio comincia dalle facciate esterne. Quella su via del Tritone, con 96 finestre e sette vetrine allestite dall'artista iperrealista Di Nunzio, vanta la firma di Vincent Van Duysen.
UNIVERSO FASHION
All'interno la vertigine dell'universo fashion. Il direttore Adriano Baffi ricorda che ogni livello è firmato da un designer diverso. «Ma non vogliamo mettere soggezione: per noi il cliente che spende un euro per una penna è come quello che spende 15mila euro per una borsa. Verrà trattato allo stesso modo dal nostro personale», precisa il presidente Vittorio Radice strappando un applauso. Il top level è dedicato al food con due terrazze. Quattro ristoranti di appeal gastronomico come il nippo brasiliano Temakinho, ViviBistrot, Feudi di San Gregorio, e il Madeiterraneo dello chef Riccardo Di Giacinto che commenta: «Dobbiamo essere all'altezza del progetto e di tutta la storia che abbiamo davanti». Ma Roma resta città eterna anche qui: «L'unicità si deve alle scoperte archeologiche che rendono il negozio un unicum» confida mister Tos Chirathivat (ceo di Central Group, società thailandese proprietaria di Rinascente). «Resta visibile l'Acquedotto, mentre il resto dei ritrovamenti su 4mila metri quadrati, ora conservati ma non visibili, vengono raccontati tramite la tecnologia - avverte l'archeologa Marta Baumgartner - Qui c'erano case, una ricca domus di IV secolo, la via Salaria Vetus, non altro che la via commerciale del sale, e una serie di mosaici di un complesso termale».
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Il Messaggero