Rifiuti, la Regione dà altre 2 settimane. Gelo tra il ministro e la sindaca

L'ingresso dell'impianto di Rocca Cencia
A Roma i cassonetti tornano a traboccare di immondizia e Sergio Costa - eterno mediatore tra i duellanti Virginia Raggi e Nicola Zingaretti - sta facendo non poche pressioni sul...

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A Roma i cassonetti tornano a traboccare di immondizia e Sergio Costa - eterno mediatore tra i duellanti Virginia Raggi e Nicola Zingaretti - sta facendo non poche pressioni sul governatore. Il ministro dell'Ambiente vuole che questa mattina la Regione proroghi almeno per un mese, e non per due settimane, l'ordinanza che impone agli impianti del Lazio di accogliere quanti più rifiuti da Roma.

Dalla Pisana avrebbero garantito all'ex comandante della Forestale di Campania e Basilicata che - se ce ne sarà ancora bisogno - non sono escluse nuove proroghe fino al prossimo gennaio. Ma prima bisogna spingere sia il Comune di Roma sia l'Ama a realizzare quelle misure necessarie per uscire dall'emergenza: la dotazione di un nuovo Tmb, la creazione di centri di trasferenza e di trasbordo, aumentare il livello della differenziata. Fino a convincere Raggi ad accettare di proclamare lo stato di crisi - primo passo verso un commissario ad acta per l'emergenza - e a dire sì alla realizzazione di un sito di deposito-discarica nel territorio di Roma Capitale, previsto nel piano regionale dei rifiuti, che però la sindaca non vuole.
Non è detto che questo schema non vada bene al governo e allo stesso ministero dell'Ambiente. Dove c'è stata sorpresa per il j'accuse della prima cittadina - «Mi avete lasciata sola» - lanciato 48 ore contro le istituzioni nazionali e locali. Vuoi perché - rispetto al passato - nessuno da Palazzo Senatorio aveva avvertito il dicastero di via Cristoforo Colombo delle dichiarazioni della Raggi; vuoi perché Costa è sempre intervenuto per aiutare il Campidoglio, come dimostra la prima ordinanza straordinaria di luglio.

In attesa di capire se la moral suasion del governo avrà avuto gli effetti sperati dalla Raggi,oggi Nicola Zingaretti firmerà la proroga dell'atto che impone agli impianti laziali di accettare un numero massimo di rifiuti da Roma. L'intenzione è quella di farla valere per non più di due settimane. Ma soprattutto nell'atto verranno rilanciate tutte le prescrizioni finora non rispettate da Comune e dell'Ama e già previste nella prima ordinanza: l'approvazione del bilancio 2017 dell'aziendaa, l'affitto di un tritovagliatore mobile da 800 tonnellate, più differenziata e centri di trasferenza e di trasbordo. Contemporaneamente - per smentire uno dei cavalli di battaglia di Raggi - sarà evidenziato che solo il Tbm di Aprilia ha accolto la metà dell'immondizia (mille tonnellate) prevista dal contratto di servizio con la municipalizzata romana.

La mossa di Zingaretti finisce per mettere in crisi Ama e lo stesso Comune. Che nei giorni scorsi avrebbe chiesto alla Regione di inserire anche un meccanismo sanzionatorio per gli impianti che non rispettano le indicazioni, un arco di tempo più lungo dell'ordinanza e di tenere in considerazione il fatto che già da oggi avrebbe dovuto scattare la manutenzione dell'impianto di Rocca Cencia, l'unico Tmb ormai funzionante di Ama, prossimo al collasso. Ma queste richieste sarebbero state respinte dalla Pisana. Da qui spiegano che anche con lo stop tecnico di Rocca Cencia, la Capitale - che produce 4.600 tonnellate di rifiuti al giorno - può sversare l'indifferenziato nei Tmb di Malagrotta, che però torneranno a pieno regime soltanto a novembre, in quello di Aprilia, nel tritovagliatore di Ostia, senza dimenticare l'apporto (9mila tonnellate al mese) che garantiranno i siti di Abruzzo e Marche. Troppo poco secondo il Comune e Ama per evitare una nuova emergenza.
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Il Messaggero