Per capire quanto sia facile impantanare un provvedimento nella vischiosa coltre della burocrazia romana, l'esempio di Tavolino selvaggio sembra perfetto: da quasi quattro...
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LA LISTA
Per altre strade l'annunciata stretta contro i tavolini è entrata in vigore, ma per una trentina d'indirizzi il percorso sembra essersi inceppato. E non si tratta di vie di serie B, tutt'altro, considerando che nell'elenco spiccano nomi illustri della toponomastica capitolina, anche in un certo senso chic, diciamo: via del Babuino, via Frattina, la gay street di San Giovanni in Laterano, via San Francesco a Ripa nel cuore di Trastevere, via della Pace, via Luca della Robbia a Testaccio, via dei Pastini dietro al Pantheon.
In tutto sono rimaste nel limbo 22 vie e 8 tra piazze e slarghi nel centro di Roma (piazza della Maddalena, piazza Mastai, piazza Poli, piazza del Teatro di Pompeo, piazza di Firenze, piazza Pollarola, largo Gaetana Agnesi e largo Visconti Venosta).
IL TENTATIVO
Va detto che ora la giunta municipale, guidata dalla dem Sabrina Alfonsi, è decisa a far partire il doveroso giro di vite, anche se qualche consigliere vorrebbe continuare a temporeggiare. Ma Tatiana Campioni, assessore alle Politiche del commercio e di contrasto all'abusivismo del I distretto, lo dice dritto: «Dobbiamo garantire il principio di parità di trattamento e non discriminazione, per questo è urgente che il Consiglio licenzi i 30 piani che sono in discussione in commissione Commercio e che la Commissione tecnica lavori sui 19 piani che deve ancora elaborare. In caso contrario si creerebbe una forte discriminazione tra gli operatori delle strade che hanno avuto i piani di massima occupabilità approvati e quelle che non lo hanno avuto». Secondo l'assessore, insomma, i temporeggiamenti devono finire: «È importante che le occupazioni di suolo pubblico per tavolini e sedie a servizio delle attività di somministrazione, nel rispetto dei regolamenti, rientrino in una progettazione complessiva delle vie. Questo è quello che avrebbero dovuto fare i piani di massima occupabilità». Insomma, in futuro questi piani potrebbero anche essere rivisti e limati, ma per il momento vanno licenziati e resi operativi.
I CONSIGLIERI FRENANO
Anche perché, come detto, l'iter tecnico è ampiamente concluso, da anni. E l'intoppo è solo politico. Le planimetrie ci sono, spiega Livio Ricciardelli, presidente della Commissione Commercio, «questi atti sono di fatto arretrati amministrativi che devono essere smaltiti, in Commissione ne abbiamo già approvato qualcuno, anche se personalmente non penso che siano lo strumento migliore per regolamentare gli spazi pubblici. È vero che in maggioranza più di un consigliere ha dei dubbi - ammette - ma è giusto che arrivati a questo punto ci sia un chiarimento». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero