Sul piazzale di Villaggio Italia sono schierati i lancieri di Montebello: le loro lance pungono il cielo di BeloPolje che minaccia neve. La giornata si apre con l’ultimo...
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Alla base del Multinational BattleGroup West a guida italiana, a Pec/Peja, alla presenza del generale Francesco Paolo Figliuolo, comandante di KFOR, ecco la cerimonia del cambio tra i lancieri di Montebello e gli alpini del 5° reggimento di Vipiteno.
Con la consegna da parte del colonnello Angelo Minelli della bandiera della Nato nelle mani del colonnello Carlo Cavalli è stato sancito il passaggio di testimone tra i lancieri e gli alpini italiani. I militari romani si apprestano ora a rientrare in Italia. Erano partiti da Roma a giugno. Per la prima volta, in 155 anni di storia, lo stendardo e l’intero reggimento avevano lasciato la capitale sebbene i lancieri avessero già preso parte in passato a missioni in Somalia, Iraq, Libano e Afghanistan.
Si conclude così l’esperienza dei 120 verdi lancieri di Roma in Kosovo, Paese che ha vissuto in passato seri contrasti tra etnia albanese e serba e che oggi, dopo aver proclamato la propria indipendenza nel 2008, si regge su un delicato equilibrio ed aspira ad entrare nell’Unione Europea.
"Desidero esprimere la mia più sincera e profonda gratitudine verso tutti coloro i quali hanno reso splendidi e irripetibili questi sei mesi di attività condotta a 360 gradi, sia sul piano operativo che su quello del supporto delle operazioni – ha detto il colonnello Angelo Minelli, 46 anni, romano, comandante dei lancieri di Montebello e, negli ultimi sei mesi, alla guida del Multinational Battle Group West – I nostri soldati sono stati impegnati in pattugliamenti diurni e notturni, nella sorveglianza del monastero di Decane, nel supporto alle istituzioni locali, nella collaborazione con la Kosovo Police e in lodevoli iniziative promosse nel campo della cooperazione civile e militare".
"La costante presenza delle nostre unità di manovra in tutto il territorio kosovaro e in particolare nell’area occidentale ha contribuito alla libertà di movimento e a rendere più sicuro l’ambiente per tutta la collettività kosovara. Mi accingo a lasciare questa affascinante regione con la personale convinzione di aver vissuto sei mesi in un luogo speciale al fianco di uomini e donne altrettanto speciali che hanno profuso il loro massimo impegno, senza alcun risparmio di energie, distinguendosi per maturità, capacità e dedizione – ha proseguito - Sono onorato e orgoglioso, da romano, di aver avuto l’opportunità di guidare i lancieri di Montebello di Roma in questa magnifica avventura e di aver contribuito, insieme a loro, giorno dopo giorno, a creare i presupposti e le condizioni fondamentali per poter operare al meglio delle nostre capacità e possibilità nella meravigliosa terra kosovara. Serberemo questo ineguagliabile periodo tra i vostri ricordi più vivi. La nostra missione è stata solo una goccia nel mare ma quella goccia abbiamo voluto mettercela”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero