Roma, Kentridge senza pace: l'ennesimo sfregio ai murales sul Tevere

Roma, Kentridge senza pace: l'ennesimo sfregio ai murales sul Tevere
«C'è un'indifferenza diffusa e questi fatti ne sono la manifestazione». E' amareggiato, William Kentridge, l'artista sudafricano di fama...

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«C'è un'indifferenza diffusa e questi fatti ne sono la manifestazione». E' amareggiato, William Kentridge, l'artista sudafricano di fama mondiale, raggiunto dalla notizia che la sua opera pubblica monumentale Triumphs and Laments, l'epico murale sul muraglione del Tevere tra Ponte Mazzini e Ponte Sisto, è stato di nuovo preso di mira dai vandali. Una sconfitta dell'arte? Il silenzio malinconico del maestro (in viaggio tra Madrid e Londra) evoca una conferma.

Ieri mattina, il corteo di 90 figure (alte fino a 10 metri), appariva imbrattato da graffiti lasciati con spray selvaggi, massacrato da scarabocchi, obrobri senza senso dai colori acidi che offendono l'armonia bianco-nera dell'opera. Ancora frasi irriverenti (Bella pe voi!) , figure canzonatorie che sembrano sbeffeggiare i protagonisti della sua tragica eroica storia millenaria di Roma, dove ogni immagine concepita dall'artista affonda nella memoria collettiva popolare. Più lamenti che trionfi, però, per le creature di Kentridge, opera pubblica titanica (come la sua impresa, visto che ci sono voluti anni per realizzarla) fortemente voluta dalla onlus Tevereterno guidata dall'architetto Luca Zevi, e prodotta con 600mila euro dalle gallerie d'arte Lia Rumma e Marion Goodman. E non è la prima ferita. Già lo scorso novembre, i writers vandali avevano messo a segno una serie di colpi a suon di vernici spray.

IL CAMPIDOGLIO

L'ennesimo sfregio dopo gli insulti in technicolor spuntati in un gioco delirante e perverso a marzo dello scorso anno. E dal Campidoglio ieri nessuna reazione. «La disattenzione politica porta al rischio delle opere, soprattutto a quelle opere che vogliono dare valore ad uno straordinario spazio pubblico come il Tevere - commenta Luca Zevi - facciamo appello alle forze politiche affinché si mobilitino per salvaguardare questa straordinaria presenza di Kentridge nella città». «Se il cittadino vede che non c'è nessuna manutenzione, nessuna attenzione da parte della città, nessuna cura e tutto sembra lasciato in uno stato di degrado, si sente autorizzato a imbrattare: il vandalismo sembra una conseguenza del disinteresse», insiste Zevi. Il danno stimato è alto, svariate migliaia di euro che dovrebbe affrontare la Sovrintendenza capitolina. E qui siamo di fronte a sfregi che si sommano a scritte precedenti. Che le opere di Kentridge scompaiano sotto i graffiti selvaggi? Il rischio è alto. Per non parlare delle vegetazione infestante che ha ormai ricoperto le figure in più punti. E sì che l'unica raccomandazione che Kentridge aveva fatto all'inaugurazione nell'aprile del 2016 (durante la visita col ministro Dario Franceschini) era: «Almeno togliere l'erbetta che cresce tra i massi». Ed è proprio sull'assenza di un piano di contrasto concreto al vandalismo che punta il dito Giorgio Carra delegato all'assemblea capitolina del Pd, che ha denunciato ieri per primo i nuovi sfregi all'opera dell'artista sudafricano: «Prima di tutto, bisogna stabilire che il vandalismo è un problema vero a Roma, e su questo si deve lavorare con le forze di polizia per mettere in campo forme di contrasto. Per esempio, per Kentridge manca del tutto un sistema di videosorveglianza».
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Il Messaggero