E’ ricercato di nuovo, Johnny lo zingaro, ergastolano dal curriculum sanguinario. Non è più tornato nel carcere di Fossano, nel Cuneese, che dista appena...
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LO SFOGO
«Sono stanco di questo tipo di vita, voglio rientrare in un contesto sociale» ripeteva nella casa di reclusione di Fossano dove è arrivato nel gennaio 2015, trasferito dal carcere di Alba chiuso per legionella. Qui assistito dal nuovo avvocato, Enrico Ugolini, Johnny lo Zingaro, alias Giuseppe Mastini, 57enne, aveva ricominciato a elemosinare un lavoro all’esterno, permessi premio, scampoli di libertà. Che ora con questa fuga rischia di perdere per sempre. Il Mastino, come lo chiamavano gli agenti nella Roma anni ‘80 messa a ferro e fuoco dallo zingaro spietato, in realtà nel 2014 era già venuto a Roma: grazie a un permesso ottenuto con un progetto dell’associazione Nessuno tocchi Caino aveva partecipato al concerto del gruppo inglese The Prodigy (dopo aver frequentato un corso di giornalismo musicale). Tornato ad Alba qualcosa deve essere andato storto, la sua presenza all’evento ha scatenato polemiche per via di alcuni comportamenti non corretti; inoltre una strana coincidenza ha voluto che quando è esplosa l’inchiesta di Mafia capitale (coinvolti personaggi della banda della Magliana e il compagno di merende Pino Pelosi che lavorava nella cooperativa di Buzzi) gli è stato revocato il lavoro esterno, forse solo per prevenire polemiche, pure perché Johnny avrebbe «solo assistito» sostiene l’avvocato a episodi spiacevoli in carcere.
CUCINA E MUSICA
Fa effetto che pochi anni prima di passare da una casa di reclusione a sicurezza attenuata (sia Alba sia Fossano), Mastini l’ergastolano, sia stato rinchiuso in una sezione a Elevato indice di vigilanza nella casa circondariale di Biella. Dopo un periodo di monitoraggio evidentemente il suo grado di pericolosità è stato giudicato minore. Ci ha provato Johnny, si dava da fare in cucina, scriveva di musica, ma quel regime carcerario che conosceva dall’età di 11 anni, gli stava stretto. Venerdì mattina dopo esser uscito alle 7,30 assieme ad altri detenuti per andare alla stazione di Fossano e quindi arrivare a Cairo Montenotte (Savona) dove svolgeva un lavoro (pulizia delle scale) nella Scuola di formazione e aggiornamento della Polizia penitenziaria, si è reso irreperibile. «Avvisaglie? Assolutamente no, l’ho visto 15 giorni fa - spiega l’avvocato - era sereno anche perché avevamo parlato degli sviluppi del suo percorso: dopo l’estate avremmo presentato ulteriore istanza chiedendo la semilibertà e successivamente una misura alternativa al carcere, una libertà controllata. L’obiettivo era uscire dall’istituto carcerario per tappe. Mi auguro non si interrompa questo rapporto, mi auguro ci sia una spiegazione». Aspettava da tempo (gli era stato sempre rifiutato), un permesso premio per fare un pranzo con i parenti in Piemonte, ha anche dei cugini a Novi ligure e Canelli, ma è più probabile che sia a fianco di una fidanzata-complice, come a Roma, tanti anni fa.
L’Osapp, organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria, accusa con il suo segretario generale, Leo Beneduci, «il degrado a cui sono giunte le istituzioni penitenziarie, soprattutto laddove il buonismo fuori luogo applicato a oltranza nei confronti dei detenuti, quale che ne sia la pericolosità, arreca danno dapprima ai poliziotti penitenziari del tutto abbandonati a se stessi e poi agli inermi cittadini costretti a subire le conseguenze delle disfunzioni penitenziarie». E chiede l’istituzione di una commissione d’inchiesta parlamentare. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero