Prima New York poi Parigi. Ora anche Roma organizza e celebra il primo “Ivory crush” italiano, la campagna internazionale di distruzione dell’avorio per...
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All’inizio del XIX secolo, ad esempio, in Africa vivevano circa venticinque milioni di elefanti. All’inizio del XX secolo ne erano rimasti già solo cinque milioni. Oggi le stime contano, in tutto il continente africano, circa 350mila elefanti e, circa 35mila sono quelli uccisi ogni anno.
«Vieteremo anche il commercio legale di avorio in Italia e in Europa, stiamo predisponendo questo nel mio ministero – ha detto il ministro Galletti – Non voglio più vedere oggetti di questo tipo nelle case, nessuno ne dovrebbe avere». «Ogni quarto d’ora – ha concluso il ministro – muore un elefante e la specie si estinguerà tra pochi anni; Io credo che sia un dovere morale dell’Europa che commercializza un terzo dell’avorio a livello mondiale prendere una posizione forte contro il massacro di questi animali». Ieri è stata la volta della dimostrazione, a breve promette il responsabile del dicastero sull’Ambiente, questo obiettivo si materializzerà attraverso l’applicazione della direttiva europea, il piano di azione contro la commercializzazione illegale di avorio. Finora, moltissimi paesi hanno distrutto simbolicamente i propri stock di avorio, confiscati negli anni. Tra questi, ci sono gli Stati Uniti, la Cina, la Francia, il Belgio, le Filippine e poi ancora il Kenia, il Gabon, l’Etiopia, Sri Lanka e Malawi.
Durante il primo “Ivory crush” italiano al Circo Massimo, ieri, è stato infine passato il testimone ad un rappresentante del Kenya che il prossimo 30 aprile brucerà la più grande quantità di avorio mai distrutta fino ad ora, ben 120 tonnellate. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero