Piazza Venezia, via del Corso, i Fori Imperiali, il Colosseo, il Circo Massimo. Il gruppo di afghani arrestati dalla procura di Bari, in seguito a una indagine della Dda, con...
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MEMORY CARD
Ed è proprio scavando nella memoria degli smartphone dei presunti terroristi che i carabinieri hanno trovato le tracce di queste strane visite nella Capitale, oltre a Londra e Parigi. Andiamo per ordine: tutto nasce dal fermo di un gruppo di immigrati dall'Afghanistan che scattano delle foto vicino a un grande centro commerciale di Bari.
L'evento insospettisce e di lì partono le indagini, che aprono uno scenario ben definito fatto di collegamenti con il fondamentalismo islamico (non solo l'Isis ma soprattutto quello che fa riferimento al Emirato Islamico dell'Afghanistan), possesso di armi - numerose le foto con i fucili d'assalto Ak47 - e complicità con la rete che favorisce l'immigrazione clandestina. L'indagine si conclude con il fermo di Qari Khesta Mir Ahmadzai, di 30 anni, Surgul Ahmadzai, di 28 anni, Hakim Nasiri, di 23 anni, tutti domiciliati presso il Cara di Bari-Palese, e accusati di terrorismo internazionale. Del solo reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina sono accusati il 29enne afghano Gulistan Ahmadzai e il 24enne Zulfiqar Amjad (l'unico non afghano, è pakistano). Nasiri, Gulistan, Ahmadzai e Amjad sono stati già arrestati, gli altri due sono in fuga verso l'Afghanistan.
Fin qui la cornice dell'inchiesta. Ma quando gli investigatori sono andati a scavare nella memoria degli smartphone degli indagati - un Samasung Galaxy Note 4, un Galaxy 5 e un iPhone - hanno scoperto non solo i legami con la rete del terrorismo internazionale, ma anche le tracce, non solo fotografiche dei loro viaggi. Quasi dei sopralluoghi, anche nella Capitale. Nel Note 4 di Ahmadazai Qari Khesta Mir, uno dei tre accusati di terrorismo internazionale, insieme a file e link collegati al fondamentalslismo, spuntano alcune foto. Sono del 15 dicembre 2015: barbone lungo, felpa e sneaker Ahmadzai si mette in posa in piazza Venezia. Lui stesso scatta una foto ai Fori Imperiali, sullo sfondo l'Altare della Patria. Due immagini di per sé innocue, ma l'indagine vuole approfondire se in quel passaggio a Roma abbia fatto altro, di cui non ha lasciato traccia sul suo smartphone. Altro telefonino, altro indagato, Surgul: sul suo Galaxy 5 ancora foto romane del 15 dicembre. In questo caso l'attenzione è concentrata sul Circo Massimo e sul Colosseo.
I CONTATTI
E sempre qui, a Roma, che i presunti terroristi ottengono appoggi e agevolazioni. A fornire a Qari Khesta una carta prepagata è un altro Ahmadzai, Jawad, arrestato dai carabinieri della stazione Flaminia il 9 gennaio 2015, perché con una patente bulgara contraffatta aveva chiesto la conversione. Gulistan invece, nelle conversazioni intercettate, utilizzava un'utenza telefonica intestata a un cittadino bengalese di 24 anni, residente in via Citerni, alla Garbatella. Sempre Qari Khesta Mir, insieme a Surgul, il 18 dicembre scorso aveva acquistato in un'agenzia di viaggi dietro Termini, in via Gioberti, due biglietti aerei Bari-Kabul con Turkish Airlines. Costo: 1.180 euro. Tutti pagati in contanti, forse per non lasciare tracce. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero