Incidente via Nomentana, morto Roberto Murante: era un grafico, appassionato di auto d'epoca

Incidente via Nomentana, morto Roberto Murante: era un grafico, appassionato di auto d'epoca
ROMA - Un professionista, un papà, un uomo appassionato. Di vita, sport, politica, tutto. «Sapeva fare tantissime cose, ed era bellissimo», è il...

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ROMA - Un professionista, un papà, un uomo appassionato. Di vita, sport, politica, tutto. «Sapeva fare tantissime cose, ed era bellissimo», è il ricordo struggente degli amici di Roberto Sabino Murante, il 42enne morto sulla Nomentana mercoledì sera a bordo del suo scooter, uno Yamaha Xenter che è andato a impattare con una Toyota Yaris, in viale Pola a pochi metri dall'incrocio con via Nomentana. «Un grafico eccellente e anche webmaster, si interessava di progetti di Case Vacanza, aveva l'hobby per la ristrutturazione di macchine d'epoca. E aveva un gusto raffinato in tutto ciò che faceva. Viveva in simbiosi con il figlio, di appena 8 anni e una compagna amorevole». La compagna distrutta dal dolore si è chiusa nel silenzio, anche a protezione del piccolo.

Roma, incidente mortale su via Nomentana

Roberto Murante, il dolore degli amici

Marco un amico incontrato per lavoro ricorda: «Regalava un sorriso a tutti, ogni giorno che usciva da casa. Tifoso della Roma, sempre composto mai fuori le righe. Disponibile e generoso».. La sua vita si è sempre svolta a Montesacro, ora abitava a Città Giardino, aveva frequentato l'Avogadro, si era laureato in Grafica pubblicitaria. «Lo ho conosciuto durante un progetto di lavoro sviluppato anni fa dove era nostro fornitore, era serio e puntuale, lavorammo spalla a spalla quasi ogni giorno. Poi ci siamo un po' persi di vista. Ma lui ogni tanto chiamava, sempre il giorno del mio compleanno e per gli auguri di Natale, in queste occasioni mi raccontava sempre dei suoi nuovi interessi».

Un uomo attento agli altri, battagliero, di grande carattere. Non passava inosservato ricordano tutti. «Solare, autoironico, unico...». La famiglia originaria della Puglia viveva a Roma, ed era il loro unico figlio. Anche gli amici, anche chi per il dolore non ha la forza di parlare, chi ha bisogno di tempo per metabolizzare lo choc, tutti chiedono più sicurezza: «Basta morti sulla Nomentana».

 

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Il Messaggero