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Sono le immagini girate, da più angolazioni, dalle telecamere di videosorveglianza della caserma del Nucleo dei Sommozzatori dei Vigili del fuoco di via del Porto Fluviale a dissipare gran parte dei dubbi sull’origine del gigantesco rogo che l’altra notte ha reso inagibile il Ponte dell’Industria. Gli occhi elettronici di ultima generazione posizionati sulla sponda opposta a quella di via Pacinotti (lato Marconi, per intenderci) hanno immortalato i primi istanti in cui l’incendio si è sprigionato.
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Incendio al Ponte di Ferro: «Rogo partito dalla favela»
Nell’oscurità della notte e nel fitto della vegetazione selvaggia che ricopre gli argini del Tevere in quel tratto, si vede chiaramente una prima fiammella divampare ai piedi dei piloni di cemento, proprio in corrispondenza di un accampamento abusivo e di dove gli investigatori dell’Arma e dei Vigili del fuoco, nel corso dei sopralluoghi, hanno trovato un fornelletto da campo usato dai clochard per cucinare. È proprio da qui, secondo gli inquirenti, che sarebbe partito il rogo. Le fiamme sono poi cresciute, alimentate delle sterpaglie secche mai rimosse. Persino in un video amatoriale girato con lo smartphone da alcuni ragazzi e postato dalla piattaforma “Welcome to favelas” si vedono le fiamme alte propagarsi a partire dalla vegetazione che si trova sotto il ponte. Sono al vaglio anche altre riprese effettuate dalle telecamere in strada della sala operativa Roma della polizia locale.
L’INFORMATIVA
I fotogrammi immortalati dai sistemi di sicurezza sono allegati all’informativa inviata dalle forze dell’ordine in Procura e i pm hanno aperto un fascicolo per incendio colposo e delitti contro pubblica incolumità, per il pericolo di crollo della struttura.
L’ACCAMPAMENTO
La favela messa in piedi tra i piloni è ben visibile nelle foto scattate da una residente di via Enrico Fermi pochi giorni prima dell’incendio: una montagna di cartoni accatastati e in parte utilizzati per formare una casupola, un trolley, una specie di scaffalatura appoggiata sul cemento, una vecchia bici, le padelle e uno stendino, probabilmente lo stesso trovato dagli investigatori. Secondo le testimonianze raccolte, sotto quel tratto di ponte vivevano più o meno stabilmente dalle due alle quattro persone, forse romene o bosniache. Qualcuno avrebbe sentito gridare aiuto e visto delle persone fuggire sabato sera, quando si sono alzate le fiamme.
I BARBECUE
Una storia di degrado e anche di allarmi rimasti inascoltati. Negli ultimi due anni, le denunce e le segnalazioni erano state diverse. L’ultima, a fine marzo, a firma del consigliere dell’ex vicepresidente dell’XI Municipio, Marco Palma, finita nel «solito» rimpallo di responsabilità. «Spesso vedevamo alzarsi del fumo - racconta un altro residente di via Enrico Fermi -, facevano dei barbecue, l’ultima volta che li ho visti stavano cuocendo dei wurstel. È stato un disastro annunciato, perché tutti sapevano del degrado che c’era là sotto e del pericolo che si correva. Sono state trovate tre bombole a gas, poteva saltare in aria tutto».
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