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Il Tmb di Malagrotta è il quarto impianto di questo tipo ad andare a fuoco a Roma nell’arco di cinque anni. Dopo il Tmb Salario, quello di Rocca Cencia e il Tmb2 di Malagrotta ecco il quarto disastro che, di fatto, priva Roma di veri impianti per il trattamento dei rifiuti indifferenziati. Una fatalità? Le indagini sono ancora in una fase iniziale - solo oggi la Procura capitolina aprirà un fascicolo - ma c’è il sospetto che il nuovo incendio, divampato la vigilia di Natale nel sito in amministrazione giudiziaria dell’imprenditore Manlio Cerroni, non sia dovuto a una semplice coincidenza. Un sospetto avvalorato dal fatto che i vigili del fuoco hanno trovato staccata dal muro, e insolitamente adagiata sul pavimento del deposito in cui si è sviluppato l’incendio, una telecamera di sorveglianza che potrebbe essere determinante per stabilire le cause del rogo. «Le operazioni di spegnimento - spiega il comandante provinciale dei vigili del fuoco, Adriano De Acutis - sono andate avanti per un giorno intero. Nel deposito interessato dall’incendio, nel quale siamo entrati forzando le porte che erano chiuse elettronicamente, abbiamo trovato una telecamera in terra, non sappiamo se fosse lì da prima dell’incendio o se sia caduta a seguito del rogo, confidiamo che possa aver ripreso le fasi iniziali». Gli investigatori dovranno stabilire se fosse lì perché fuori uso, o se proprio il calore e le fiamme possano averla fatta cadere.
LA DINAMICA
Il pm di turno il 24 dicembre, Attilio Pisani, si confronterà oggi con la collega Rosalia Affinito, titolare del fascicolo relativo al rogo del Tmb2 di Malagrotta, in cui si procede per incendio colposo. Probabilmente le due inchieste verranno riunite, anche perché l’ipotesi al vaglio degli inquirenti è che possa esserci una connessione tra i due episodi, sia che si tratti di cause colpose - eventualmente dovute a carenze strutturali e di personale - sia che venga scoperta una matrice dolosa. Di certo ci sarebbero «aspetti coincidenti» sulla gestione dell’evento e questo basta per unire i due filoni. L’incendio al Tmb1 di Malagrotta (il secondo dopo quello scoppiato il 15 giugno 2022) è divampato domenica, giorno di Vigilia, nel primo pomeriggio.
IL SOPRALLUOGO
Il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo di rifiuti Jacopo Morrone ha disposto un sopralluogo per domani. «Credo che ci siano non pochi aspetti della vicenda, compreso il susseguirsi di incendi nell’ex discarica, da mettere sotto la lente della Commissione e da sviscerare. Compatibilmente con i procedimenti giudiziari già in corso, credo - ha rimarcato Morrone - sia da porre la massima attenzione e collaborazione per accertare le cause degli incendi e per accelerare la messa in sicurezza del sito». A parte Malagrotta, negli ultimi cinque anni altri due Tmb sono andati a fuoco in circostanze sospette. L’11 dicembre 2018 l’impianto Ama di via Salaria (alla periferia nord di Roma) e il 24 marzo 2019 l’impianto Ama di Rocca Cencia (alla periferia est della città). In entrambi i casi la Procura capitolina ha chiesto e ottenuto l’archiviazione dei procedimenti, rimasti contro ignoti, proprio perché non si è riusciti a risalire agli eventuali responsabili dei roghi. Se nel caso del Tmb di Rocca Cencia i rilevatori del fumo erano danneggiati e non c’erano telecamere utili a individuare da dove fosse partito il fuoco che aveva interessato la vasca di stoccaggio nella quale erano contenute oltre 500 tonnellate di rifiuti, nel Tmb di via Salaria è emersa la matrice dolosa dalla perizia affidata dai pm a un consulente tecnico. L’impianto di videosorveglianza, infatti, era spento da almeno tre giorni e la spina era stata staccata: un gesto deliberato che avrebbe impedito di immortalare l’origine delle fiamme nel capannone di 2 mila metri quadrati.
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