OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Il rogo che il 15 giugno scorso ha devastato un'intera linea di trattamento dei rifiuti nella più grande discarica d'Europa, a Malagrotta, sarebbe stato originato da un rifiuto smaltito non correttamente nell'indifferenziata. L'ultima informativa degli investigatori del Noe depositata in Procura sembra escludere la pista del dolo, per privilegiare quella di un fatto accidentale. E, da quanto trapela, nemmeno i Vigili del fuoco avrebbero evidenziato elementi tali da potere affermare che le fiamme siano state innescate da un piromane.
La circostanza emergerebbe non solo dai riscontri nell'area posta sotto sequestro, ma anche dalle testimonianze dei dipendenti via via ascoltati e degli operai addetti alla control-room dell'impianto, nonché da quanto riferito agli inquirenti dai primi soccorritori. Ora il pm Alberto Galanti attende solo la superperizia del consulente da lui nominato per capire come procedere nell'inchiesta. Al di là delle responsabilità (impossibili da riscontrare) di chi ha gettato nel cassonetto un rifiuto non consono, bisogna infatti stabilire se ci sono state delle condotte colpose, dovute a imperizia o negligenze, da parte del personale dell'impianto e dell'amministratore giudiziario che lo gestisce.
Smog a Roma, a Tiburtina ed Eur la maglia nera dei quartieri più inquinati
I PUNTI OSCURI
Ma che cosa potrebbe avere innescato il pauroso incendio che, nel giro di poche ore, distrusse il Tmb 2 e che con i suoi fumi tossici tenne sotto scacco per giorni l'intero quadrante a Sud Ovest della città e il territorio di Fiumicino? Nell'immediatezza i carabinieri rinvenirono dei petardi e alcuni fumogeni, di quelli utilizzati in quel periodo per festeggiare la vittoria della As Roma in Conference League per le strade della Capitale, spazzati via e finiti in discarica.
Alcuni giorni fa a Malagrotta sarebbe stato sventato dall'antincendio interno un altro minaccioso rogo causato, questa volta, da una batteria al litio di quelle utilizzate per alimentare le biciclette elettriche o i monopattini. Si tratta di strumenti ormai utilizzati con sempre più frequenza in ambito urbano e per cui non vi sarebbe un corretto smaltimento. Altri caricatori simili sarebbero stati rinvenuti, infatti, tra le tonnellate di immondizia stipate nella discarica e destinate alle linee di trattamento. Questa volta, appunto, gli addetti al controllo del Tmb 1 si sono accorti immediatamente del principio di incendio attivando la procedura ad hoc per isolare il caricatore pieno di litio. Quest'elemento è tra i più pericolosi: di fatto le fiamme non si spengono finché il metallo alcalino non si esaurisce; anzi, diventa addirittura esplosivo al contatto con fuoco e acqua. Il litio, insomma, non dovrebbe assolutamente arrivare nel gassificatore di Malagrotta dove i rifiuti vengono sottoposti a trattamenti specifici e sollecitati da una forte compressione.
Il 15 giugno, poi, come risulterebbe dai primi accertamenti, il sistema antincendio non era guasto, ma le fiamme divampate nei pressi della sala di controllo avrebbero messo in fuga all'istante gli operatori che non avrebbero, quindi, avuto il tempo per attivarlo.
Il Messaggero