Autorimessa in fiamme a Castel di Leva, sospetti sull'ex dipendente: avrebbe ingaggiato il vicino di casa dopo essere stato licenziato

Arrestato un 45enne con precedenti

Era stato licenziato all’inizio dell’anno e doveva ancora ricevere una parte della liquidazione, poco meno di mille euro. Una somma che l’ex dipendente...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Era stato licenziato all’inizio dell’anno e doveva ancora ricevere una parte della liquidazione, poco meno di mille euro. Una somma che l’ex dipendente dell’autorimessa andata a fuoco la scorsa settimana, rivendicava con forza. Subito dopo esser andato via dall’azienda aveva inviato diversi messaggi contenti insulti e minacce al suo ex titolare. Poi il silenzio. Silenzio al quale, tre mesi dopo, è seguito l’incendio del capannone di via Castel di Leva, avvenuto la notte tra il 21 e il 22 marzo e nel quale sono andati distrutti diversi mezzi parcheggiati all’interno.

LA “COINCIDENZA”
Una “coincidenza” che ha fatto insospettire i poliziotti che, subito dopo il rogo, hanno avviato le indagini risalendo - in meno di una settimana - all’autore del gesto: un 45enne italiano, già noto alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio, e che pare abbia legami proprio con l’ex dipendente licenziato. I due infatti abiterebbero nella stessa zona. Da qui il sospetto di una vendetta. Il dipendente, non accettando il licenziamento e volendo ricevere il denaro, potrebbe aver deciso di ingaggiare il 45enne per farla pagare al suo ex titolare. Tutto ovviamente dovrà essere confermato a conclusione delle indagini, ma intanto per il 45enne è scattata la custodia cautelare in carcere a “Regina Coeli”, dopo un fermo come indiziato. Il reato è incendio doloso.

LE IMMAGINI
A tradire il pregiudicato sono stati i filmati delle telecamere di videosorveglianza dell’autorimessa che lo hanno ripreso mentre versa una tanica di benzina nel capannone per poi dargli fuoco. È grazie a quelle immagini che la polizia ha potuto ricostruire tutti gli spostamenti dell’uomo, notando così anche i suoi legami con l’ex dipendente. 

Dai filmati si vede chiaramente che, la notte del rogo, il 45enne - vestito con abiti scuri e con il volto coperto - si avvicina all’autorimessa. Ha in mano una tanica di benzina, la versa su una macchina coperta da un telo e dopo aver completamente bagnato l’auto prende un accendino e appicca il fuoco. In pochi secondi le fiamme divampano e raggiungo anche altre vetture. Nell’incendio - dove fortunatamente nessuno è rimasto ferito - sono andate distrutte quattro auto, una roulotte, una moto e una auto. Appurato che si trattava di benzina, gli investigatori hanno analizzato i filmati delle telecamere dei distributori di zona riuscendo a identificare l’attività dove il pregiudicato si è rifornito. Si tratta di un distributore automatico che sta proprio in via Castel di Leva, non molto distante dall’autorimessa. Il 45enne, la sera stessa del rogo, è arrivato al distributore a bordo di una macchina, risultata poi essere intestata alla sua compagna. Dopo aver inserito una banconota da 10 euro, ha riempito la tanica e, risalito in auto, si è diretto verso la rimessa. 

LE INDAGINI 


Ora bisognerà capire con precisione come e quando siano avvenuti i contatti tra l’ex dipendente e il pregiudicato per accertare eventuali ulteriori responsabilità. Con molta probabilità verrà anche ascoltato uno dei soci dell’autorimessa, quello che subito dopo il rogo ha raccontato agli agenti dei diverbi avuti con l’ex dipendente. Diverbi non solo il giorno del licenziamento, ma anche nelle settimane successive. Il titolare della rimessa ha spiegato che non si è trattato solo di insulti verbali, ma anche di minacce via cellulare. Diversi i messaggi che ha ricevuto dall’ex dipendente su WhatsApp. 
  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero