ROMA La scelse il padre come candidata («E' donna ed è telegenica»), la tiene in vita (politicamente) il figlio. «Davide, troviamo una soluzione io e...
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AVVOCATI
La stessa società di Milano che, come d'accordo segreto siglato ieri, manderà un pool di avvocati in Campidoglio per «una nuova due diligence su tutti gli atti già varati», come apparso nel post firmato Raggi ieri sera, ma che raccontano nel M5S è stato scritto direttamente da Rocco Casalino, altro protagonista centrale in queste ore. La cerniera tra Casaleggio e Grillo, per la prima volta divisi sul da farsi, sulla soluzione del «caso Roma». La mediazione che salva per il momento la sindaca dalla capitolazione, arriva dopo un sabato ad alta tensione. Passato in gran parte nella sede della città metropolitana, riunita con la maggioranza e tre assessori (Meleo, Baldassare e Frongia). E qui c'è lo sdoppiamento della grillina. Che da una parte, «con voce controllata ma costruita come sempre» raccontano quei quindici consiglieri che non la seguono più, ha continuato a dare spiegazioni ai portavoce che siedono in Aula Giulio Cesare. «Scusa, Virginia tu dici che Marra era un dipendente come tutti gli altri, ma perché allora condividevi con lui il gruppo su WhatsApp Quattro amici al bar?». Nella chat erano iscritti e si confrontavano di continuo: lei, Marra, Romeo e Frongia. La risposta della grillina sarà sempre piena di imbarazzo, «scusate abbiamo sbagliato».
LO SPORT
Concetto ripetuto anche dall'ormai ex vicesindaco che rimarrà comunque in giunta come assessore allo sport. «Sarà il nostro Luca Lotti», commentano a caldo in serata gli sconfitti di giornata, e cioè l'ala lombardiana. E qui si consuma l'altro fronte della sindaca, passato a ragionare e a mediare con Casaleggio. «Va bene Romeo, ma non rinuncio a Daniele». E ancora soprattutto: «Non mi faccio commissariare con Marcello De Vito come vice». Da qui l'ipotesi Colomban. Una partita non ancora chiusa con un bel pezzo di M5S romano e nazionale spaccato. Lo stesso che ieri, in scala, si è contato con una sorta di referendum sull'ipotesi a casa tutto il «Raggio magico». Messa quasi ai voti e da un sondaggio interno vincente per 15 a 10, con un gruppetto vicino a Enrico Stefàno, uno dei veterani, che rimane neutrale seppur critico «ma senza pregiudizi». Raggi entra ed esce dal primo piano che ospita i gruppi della città metropolitana. Sa che si potrebbe mettere ai voti la soluzione dell'azzeramento, con De Vito vice. «Mai», esclama. Per dire «no» all'avanzata dei lombardiani, gli stessi che preferirebbero tutto sommato staccare la spina ma che davanti all'intervento di Milano vorrebbero comunque «dare una scossa». Che arriva a metà. E si chiude con il «proviamo così» che Raggi dice, ma sembra una promessa, a Casaleggio junior, garante del M5S ma soprattutto di «Virginia». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero