Choc all'Ikea, bimbo di 4 anni soffoca per un hot dog: condizioni stabili

Choc all'Ikea, bimbo di 4 anni soffoca per un hot dog: condizioni stabili
Sono stabili le condizioni del bimbo di quattro anni ricoverato in Terapia Intensiva al Policlinico Gemelli, dopo aver rischiato il soffocamento ieri all'interno di un...

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Sono stabili le condizioni del bimbo di quattro anni ricoverato in Terapia Intensiva al Policlinico Gemelli, dopo aver rischiato il soffocamento ieri all'interno di un ristorante Ikea a Roma.


Il piccolo è sedato e costantemente monitorato dai medici. Il bimbo stava mangiando un hot dog quando, a causa di un pezzetto di wurstel, ha rischiato il soffocamento.



Superata la notte nel reparto di terapia intensiva neonatale del policlinico universitario Agostino Gemelli, la prognosi resta riservatissima. Da ieri sera alle 19 è sottoposto a ossigenoterapia in camera iperbarica dove resterà per 48 ore. Ciò al fine di tutelare gli organi vitali ed in particolare il cervello.



Al termine delle 48 ore sarà progressivamente riportata la temperatura del piccolo alla normalità. Solo a conclusione di tale terapia i medici potranno valutare come reagirà il corpo del bambino, in particolare cervello e cuore, nonché le sue condizioni di salute effettive e gli eventuali danni riportati. Ciò dovrebbe avvenire non prima di lunedì




Il dramma è accaduto ieri. È ora di pranzo, dopo aver fatto un lungo giro tra armadi e divani la mamma decide di fermarsi con il figlio a mangiare qualcosa al ristorante di Ikea, all’interno del centro commerciale Porta di Roma, su via della Bufalotta. Un boccone va storto, il bambino comincia a tossire tentando di liberarsi del pezzetto di wurstel e poi a respirare con difficoltà. La mamma urla, chiede aiuto, è il panico. Un medico, serve un medico, lo cercano anche con l’altoparlante. Ma ci vuole un poco prima che arrivino i soccorsi del 118. «Una scena drammatica», racconta chi assiste ai soccorsi. «Tutto il personale di Ikea era in lacrime. Nessuno però sapeva cosa fare». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero