«Ritengo d'aver operato legittimamente trascrivendo gli atti di matrimonio in questione». Queste le parole del sindaco di Roma, Ignazio Marino, nella lettera inviata al...
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Il Prefetto Pecoraro. «Un incontro riservato. Al primo piano degli uffici giudiziari di piazzale Clodio. Seduto alla sua scrivania, il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone. Di fronte, il prefetto Giuseppe Pecoraro. Venuto a chiedere un consiglio su come cancellare i matrimoni gay trascritti dal sindaco Marino. E a sollecitare l'intervento della procura. Che però gli ha risposto picche». Lo scrivono sulla Repubblica Maria Elena Vincenzi e Giovanna Vitale. «Voleva sapere, il rappresentante del governo, se i pm avessero intenzione di agire d'ufficio contro gli atti firmati sabato scorso dal sindaco Ignazio Marino in Campidoglio - si legge nell'articolo - Una cerimonia in pompa magna che i magistrati non possono certo far finta di ignorare. E siccome le norme, almeno su questo punto, sono chiare -- e cioè che spetta alla Procura, solo che lo voglia, intervenire per annullare la registrazione -- il prefetto si è spinto fin qui per conoscerne l'orientamento e le intenzioni. Nella speranza di trovare un'onorevole via d'uscita all'imbarazzante cul de sac in cui è ormai da giorni precipitato: Pecoraro si è infatti trovato stretto tra la pervicacia del ministro Alfano, deciso a cancellare tutte le trascrizioni -- a partire da quelle romane -- perché non previste dall'ordinamento nazionale, e l'ostinazione del sindaco Marino (e degli altri suoi colleghi, dalle Alpi alla Sicilia), determinato invece a resistere ''a difesa dei diritti dei cittadini''.
La risposta di Pignatone non è stata però quella che Pecoraro si aspettava. E desiderava ascoltare. Il capo dei pm aveva preparato l'incontro chiedendo un approfondimento ad alcuni sostituti. E i magistrati sono stati unanimi nel mettere nero su bianco un appunto in cui, analizzate tutte le leggi, si conclude che ''il prefetto non può fare ricorso al tribunale civile''. Possono farlo loro, eventualmente, ma sembra che per il momento non ne abbiano alcuna intenzione. Se proprio ci tiene, tuttavia, Pecoraro può sempre abbandonare la via della giurisdizione e percorrere quella amministrativa, emettendo un proprio provvedimento di annullamento. Che però, a quel punto, potrebbe essere impugnato dalle coppie davanti al Tar. E il rischio, per il prefetto, sarebbe quello di vederselo annullare, a sua volta, davanti al naso. Considerazioni, quelle della procura, che sono condivise anche da molti giuristi.
Ieri Alfano è andato personalmente alla Camera a ribadire che i prefetti hanno pieni poteri di intervento sulle trascrizioni, in quanto «sono tenuti per legge alla vigilanza sulla corretta tenuta dei registri di stato civile».
Sulle coppie di fatto e sulle unioni omosessuali «siamo in un vuoto normativo che grida allo scandalo. Abbiamo la Corte Costituzionale che almeno dal 2010 dice al Parlamento che dobbiamo legiferare, abbiamo cause pendenti davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo, Corte che ci ha già condannato per la situazione carceraria: ci esponiamo a figure non degne di fronte alla comunità internazionale». Lo dice il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento e alle Riforme, Ivan Scalfarotto, ospite di Adnkronos Incontri, che difende la decisione del Sindaco di Roma, Ignazio Marino, sulla trascrizione dei matrimoni fra gay contratti all'estero. «Siamo l'unico Paese -aggiunge- in cui le unioni omosessuali tra due persone che si amano, hanno un progetto di vita insieme, pagano regolarmente le tasse, non sono normate in nessuna maniera. Questo vuoto normativo crea confusione: i sindaci sono l'autorità politica più vicina ai cittadini e si trovano pressati da un bisogno irrefrenabile da parte delle loro comunità». Scalfarotto non ha dubbi: «Bisogna che il Parlamento decida. Questa discriminazione è intollerabile, tutto il mondo ne parla, se n'è occupata la Corte Suprema degli Stati Uniti, il presidente Obama, Hollande, Cameron.. tutti. L'Italia sta in una posizione non dignitosa».
Ncd. «Oggi abbiamo avuto la conferma che per il sindaco della Capitale, l'allegro chirurgo Ignazio Marino, il rispetto della legge italiana non ha alcun valore. Il rifiuto a cancellare le trascrizioni dei matrimoni tra coppie omosessuali contratti all'estero, costringeranno il prefetto di Roma ad annullarle. Uno scenario surreale e imbarazzante. Un ulteriore smacco alle Istituzioni e all'immagine della città». È quanto dichiara il deputato e portavoce nazionale Ncd, Barbara Saltamartini. «Se la stessa determinazione, audacia e caparbietà - prosegue l'esponente Ncd - Marino le avesse avute per affrontare i problemi della città, dalla sporcizia all'illegalità, criminalità, decoro, trasporto pubblico, Roma sarebbe più vivibile. Ma il sindaco queste caratteristiche le ha sprigionate solo sulle trascrizioni farsa e, soprattutto, per l'aumento delle tasse ai romani a partire da quelle per le rette degli asilo nido. Marino - conclude Saltamartini - ancora una volta dimostra di non essere degno di ricoprire la carica di sindaco. Se ne deve andare a casa».
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Il Messaggero