Zorro, il capo dei nomadi: «Ho detto a tutti: non deve succedere nulla»

Zorro, il capo dei nomadi: «Ho detto a tutti: non deve succedere nulla»
«C'è Zorro?», «Sì, sì è in casa, adesso lo chiamo». Il capo del gruppo rom esce un po' assonato da quella casetta...

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«C'è Zorro?», «Sì, sì è in casa, adesso lo chiamo». Il capo del gruppo rom esce un po' assonato da quella casetta tinteggiata di rosa pastello in vicolo Savini. Capelli brizzolati, qualche dente che manca, maglietta blu e pantaloncini corti. Sono le 15.30: «Stavo riposando», dice allungando la mano in segno di saluto. Non si tira indietro. Anzi, al contrario, sembra addirittura fiero per ciò che è riuscito a fare all'indomani dell'apertura della spiaggia di Roma e dello stabilimento Tiberis, dopo che da anni si è stanziato in modo del tutto abusivo in questa zona alle spalle di ponte Marconi per farsi «una vita con la famiglia».


È vero che il Comune è riuscito a fare la spiaggia anche grazie a lei?
«Certo, perché siamo del quartiere e allora dobbiamo anche vedere tutta questa cosa che è caruccia. Mi è piaciuto tantissimo, siamo tutti contenti, siamo volontari di questa cosa».

Allo stabilimento hanno detto che lei aiuta a tenere l'area protetta, a far in modo che non venga rioccupata e vandalizzata, c'è un accordo?
«Certo, io ho parlato con loro, sono veramente a favore di questo progetto. Ho comunicato a tante persone che devono anche loro controllare che non succeda nulla perché deve venire una bella area».

Ha parlato con i rom di zona?
«Ho comunicato a tante persone che non deve succedere nulla, gli ho detto che non devono occupare l'area della spiaggia».

E il Comune?
«Vediamo che cosa possono fare anche per noi, io gli ho detto che abbiamo un'attività, che vogliamo fare una cosa bella per il quartiere tipo mettere delle panchine per gli anziani nel parco sopra».

Ci faccia capire bene. Lei ha detto ai responsabili della spiaggia «vi garantisco che l'area sarà mantenuta libera dai rom perché li controllo io»?
«Esatto, ho parlato con tutti: rom e non rom, tipo con i bulgari. E poi con tutte le altre persone che vivono qui: abbiamo anche fatto una riunione. Diamo una mano ma in cambio ancora non mi hanno fatto sapere nulla».

Ma perché, si aspetta che il Comune faccia qualcosa per lei?
«Ancora non mi hanno detto nulla, ma sì, sarebbe l'ideale se fosse disponibile».

L'area dove ora c'è la spiaggia la controllava lei?
«Sì, stavamo lì prima del 1982 poi ci siamo spostati qui (in vicolo Savini ndr) nell'86, poi lì sotto ci sono andati altri romeni. Ultimamente abbiamo parlato con il nostro Municipio, sono arrivati per il controllo e abbiamo spostato gli occupanti del fiume».

Ed è così che il progetto dello stabilimento sul Tevere è potuto andare avanti?

«Sì, il progetto per la spiaggia è andato avanti così». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero