Guidonia in rivolta contro le buche in strada: «Le "adottiamo” noi ma il Comune deve ripararle»

Cittadini protestano contro le buche a Guidonia: il sindaco tenta di spiegarsi
Si chiama “Adotta una buca” l’ultima iniziativa-protesta dei cittadini di Guidonia, esasperati da strade che sembrano bombardate. Ieri una delegazione, in...

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Si chiama “Adotta una buca” l’ultima iniziativa-protesta dei cittadini di Guidonia, esasperati da strade che sembrano bombardate. Ieri una delegazione, in rappresentanza di tutti i quartieri della città, si è presentata sotto al Comune con tanto di foto della voragine scelta per inchiodare l’amministrazione alle responsabilità. «Ognuno di noi – spiegano – monitorerà la buca individuata, continuando a documentare tutto. Il tempo in cui rimane aperta prima dell’intervento, il ripristino e la puntuale riapertura ad ogni pioggia. Perché anche i lavori tampone secondo noi non vengono fatti a regola d’arte. Mentre continuiamo ad attendere ormai da anni i veri rifacimenti delle strade». 


Un’urgenza sottolineata anche dal presidente della Rete italiana disabili, Domenico Sommella, che ha partecipato alla mobilitazione. A lanciare l’iniziativa il consigliere Claudio Zarro (gruppo misto): «Un modo per sensibilizzare l’amministrazione – sottolinea – su un tema che è tutto fuorché politico. Sono decine e decine al giorno, infatti, i casi di chi ha subito rotture di gomme, assi e semiassi, di chi anche è caduto. Non basta che il sindaco dica di aver appena speso 120mila euro in riparazioni. Soldi usati a mo’ di spot per rattoppi fatti anche male». 
Ora tutte le foto saranno inviate al Comune per mail, esattamente a segnalazion@guidonia.org (Lavori pubblici). Un modo per fare pressing su un problema che è diventata emergenza costante per Guidonia. Il sindaco, Michel Barbet, è sceso a parlare con i cittadini. «Stiamo intervenendo per chiudere le buche più pericolose – ha detto -, in questo periodo altri enti ed aziende private stanno rifacendo tratti interi come su via di Marco Simone o a Setteville». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero