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Cappuccino, cornetto e gratta e vinci. La fortuna non capita, si insegue. «Perseverare», si dicevano davanti a quella colazione prima di salutarsi con la promessa di rivedersi il lunedì successivo, a lavoro. Risalire nella cabina dei rispettivi camion e attraversare l’Italia. «Chissà, magari stavolta vinciamo e cambiamo vita». Per mesi, appunto, hanno inseguito quel sogno e un giorno lo hanno raggiunto ma da allora i loro rapporti sono cambiati e da perfetti alleati sono diventati avversari, nemici agguerriti. «Se vinciamo facciamo a metà», si promettevano mettendo sul bancone ognuno la stessa cifra per acquistare i biglietti della fortuna. Poi la fortuna, d’improvviso, è arrivata davvero ma a intascarla è stato solo uno dei due. L’altro? Risponde oggi laconico: «Vallo a dimostrare che quei soldi spesi per acquistare i biglietti erano anche i miei». Morale? Della vincita da capogiro - ben cinque milioni di euro - a beneficiarne è stato soltanto uno.
La ricostruzione dal 2020
Per raccontare questa storia, però, bisogna andare indietro nel tempo e tornare al 2020 quando Pierluigi e Massimo, il primo abruzzese, oggi 54enne, il secondo romano di 42 anni si conoscono sul posto di lavoro.
La disavventura
Succede però che Pierluigi il giorno seguente ha un brutto incidente di moto «Caddi e mi feci molto male per cui il lunedì non andai a lavoro e non incontrai Massimo che però aveva acquistato cinque gratta e vinci da 20 euro vincendo con un uno e con il numero 19 ben cinque milioni di euro. Mi mandò la foto del biglietto commentando “abbiamo svoltato” ma non è stato così purtroppo». Già perché Massimo incassa la cifra ma non darà mai la metà che spetta al suo amico. «Pensi che la compagna avendo paura che qualcuno potesse rubargli il biglietto perché alla Romanina si era sparsa la voce mi chiese aiuto e io li ospitai da me, in Abruzzo, per una notte trovandogli poi una sistemazione in cui rimasero per alcuni mesi ma i soldi mai avuto». In compenso però Massimo un giorno decide di fare un “regalo” e acquista con una parte della vincita una autofficina. «Prima di diventare camionista - aggiunge ancora Pierluigi - facevo il meccanico così Massimo mi disse che voleva acquistare un’autofficina, lui era il titolare io figuravo come dipendente». Ma perché se anche lui aveva partecipato all’acquisto dei biglietti? Perché “accontentarsi”? «Non avevo nulla per dimostrare che avevo partecipato all’acquisto di quei biglietti così lo presi come un atto di gentilezza anche se poi ho cercato di chiederli i soldi, comunque cercammo il locale e lo trovammo. Impiegammo appena quattro mesi e l’autofficina dopo la vincita di maggio fu aperta a ottobre». Il lavoro inizia a ingranare, Pierluigi è contento anche se - come poi sottoscriverà nella denuncia sporta ai carabinieri della compagnia di Castel di Sangro (provincia de L’Aquila) a fine febbraio scorso - non percepirà mai lo stipendio dovuto e si troverà alla fine senza posto di lavoro. Massimo pretende di vendere il salone «a soli quattro mesi dall’apertura - conclude Pierluigi - io mi opposi e fui anche minacciato di morte con persone che si sono prese almeno il 60 per cento dell’attrezzatura». Solo ieri i militari sono dovuti intervenire dopo la chiamata dell’uomo perché un gruppo di persone si era presentato al salone provando a portar via gli ultimi attrezzi di lavoro. La querelle fra i due a suon di carte bollate e avvocati è appena iniziata, di mezzo anche l’ufficiale giudiziario. A inseguirla la fortuna, invece di aspettarla.
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