L’obiettivo non era quello di uccidere, ma il pestaggio ne ha comunque determinato la morte. Omicidio preterintenzionale. Per questo reato è stato condannato a nove...
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Roma, ucciso di botte fuori dalla discoteca: «Non volevano ucciderlo»
Due pugni violentissimi sferrati da Davide Farinacci (condannato in abbreviato). Un terzo “cazzotto” assestato da Bellotazzi, il capo della security del San Salvador, avevano causato la morte di Galvagno, secondo la ricostruzione dei carabinieri. Quest’ultimo, ubriaco, aveva litigato, all’interno del locale con un’altra persona. I buttafuori avevano deciso di accompagnarlo all’uscita. Un cliente non facile Galvagno. Ma soprattutto degli addetti alla sicurezza molto violenti. Infatti, in tre, non riuscirono a gestire la situazione. Tant’è che picchiarono Galvagno brutalmente. E lo lasciarono agonizzante sull’asfalto del parcheggio a pochi metri dall’ingresso della discoteca. A nulla era servito l’intervento dei medici del 118. Niente aveva potuto fare la compagna, infermiera. Quel giorno assieme a lui aveva trascorso la serata. Lei aveva capito che il litigio stava degenerando e aveva cercato di dividere i contendenti. Da una parte il compagno e dall’altra i tre “gorilla”. Solo quando la donna si era allontanata per prendere l’auto, certa di essere riuscita nel suo intento pacificatore, era accaduto l’imponderabile. Un paio di minuti per tre pugni fatali. Al ritorno aveva cercato di rianimare il suo uomo, ma non c’era riuscita. Morto in una serata folle.
A due anni dall’omicidio, il responso della giustizia. In abbreviato era stato condannato, il 17 dicembre scorso, Farinacci a sette anni e 4 mesi, con uno sconto di un terzo della pena come prevede il rito che aveva scelto. Il due dicembre si discuterà il suo Appello. Mente Emiliano Dettori, l’altro buttafuori, era stato assolto per non aver commesso il fatto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero