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IL BRINDISI
È sceso dalla macchina, telefonino alla mano, in onda una diretta sui social network, con ogni studente si è fermato, ha fatto foto, registrato video per parenti e amici. «È indescrivibile la gioia di questo momento, le parole non bastano e poi in fondo le parole sono fatte per le canzoni», dice facendosi spazio tra la folla per raggiungere la preside dell'Istituto, Paola Senesi, che lo ha aspettato con un regalo in mano: un'acquaforte di Paolo Basile, creata apposta per la ricorrenza. La targa ha sullo sfondo il colonnato del liceo è un Giulio Cesare molto giovane «in onore dei giovani che sono passati qui e che ora frequentano la nostra scuola», ha spiegato la preside. In mano uno scettro, che rappresenta gli obiettivi della vita, il fondo in oro «a testimoniare l'importanza di questo Istituto», ha proseguito la dirigente. Infine la corona di alloro di Giulio Cesare «perché la regalità passa anche attraverso l'anima e lo spirito», ha concluso.
«Questa è una giornata bellissima di meravigliosa amicizia, dove sembra che il tempo si sia fermato qui», ha detto Venditti parafrasando la sua celebre canzone "Roma capoccia". «Questo istituto ne ha viste - ha proseguito -, di belle e di brutte e alla fine è rimasto».
IL MUSEO
Dopo il discorso e il brindisi, una visita al museo della scuola, in cui ha sottolineato tutta la sua voglia di festeggiare invece di apprendere: «I professori hanno sempre la presunzione di pensare che l'alunno sia attento, ora l'alunno sono io, ma perché non dare tregua all'insegnamento e brindare?», ha scherzato Venditti. Poi l'annuncio, o lo «spoiler» come l'ha chiamato lui: «Il prossimo anno il 16 giugno è la notte prima degli esami e saranno anche i 40 anni della mia omonima canzone e dell'album "Cuore". Voglio festeggiare, vorrei fare una grande festa per tutti gli studenti e spero per tutta l'Italia in un luogo meraviglioso. Io lo avrei in testa, poi vediamo». Un luogo molto caro al cantante, il Giulio Cesare, a cui ha dedicato addirittura una canzone, parlando proprio dell'esperienza vissuta nella "sua" Terza E nel 1966. I tempi cambiano e cambiano le abitudini, il modo di vestire, cambiano i giovani. «Quando c'ero io eravamo tutti vestiti bene, tutti con la cravatta, anche se io ero già sul trasandato, infatti ho scritto "tutti belli ed eleganti tranne me"», ha ricordato.«Oggi festeggiamo i 90 anni dell'Istituto ma mi piacerebbe arrivare ai suoi 100. Spero, tra 10 anni, di cantare qui insieme agli studenti tutte le mie canzoni», ha sottolineato prima di andare via.
Federica Pozzi
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Il Messaggero