Giovani e disturbi mentali, picco di casi nel Lazio: nevrosi e depressione tra le cause

Dopo la pandemia aumentati del 45% gli accessi ai pronto soccorso di under 25

Giovani e disturbi mentali, picco di casi nel Lazio: nevorsi e depressione tra le cause
La salute mentale è sempre più spesso un problema anche per le fasce più giovani della popolazione di Roma e del Lazio. Dopo gli anni della pandemia, infatti,...

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La salute mentale è sempre più spesso un problema anche per le fasce più giovani della popolazione di Roma e del Lazio. Dopo gli anni della pandemia, infatti, sono aumentati del 45 per cento gli accessi ai pronto soccorso per cause neuropsichiatriche tra i giovani under 25. In forte crescita anche le dipendenze da cannabis e alcool, da videogiochi e mondo virtuale, i disturbi del comportamento alimentare (anoressia soprattutto) e i tentati suicidi. A rivelarlo sono i risultati di un’indagine sui disturbi giovanili, condotta dalla Uil del Lazio tra le scuole superiori e i dipartimenti di neuropsichiatria degli ospedali e delle Asl della Capitale e del resto della regione. Una situazione che l’eccesso del virtuale, l’isolamento della dad e il Covid hanno acuito oltre misura.

LA SITUAZIONE

Nella sola Asl Roma 1, per esempio, in un anno gli accessi al dipartimento di salute mentale per gli under 18 hanno coinvolto 9.700 ragazzi. Il dato negli ultimi tre anni ha registrato un aumento di circa il 40 per cento, che supera il 45 per cento di in incremento, rispetto al 2019, se si considerano invece gli accessi dei 18-25 enni. Tra le cause più frequenti ci sono la disregolazione emotiva, le sindromi nevrotiche, la depressione, i disturbi alimentari, le dipendenze di vario tipo. Un discorso a parte merita il mondo virtuale: «Ci sono ragazzi che dormono con il cellulare sotto il cuscino per riuscire a rimanere aggiornati su eventuali notifiche anche durante la notte - spiega Stefano Vicari, primario di neuropsichiatria del Bambino Gesù - Questo significa non riuscire a riposare adeguatamente e aver sviluppato una vera e propria dipendenza, pericolosa quanto droga e alcool».

LE TERAPIE

Tutto ciò in una situazione in cui aumenta la spesa per gli psicofarmaci erogati nella regione: si stima infatti che oltre un milione e mezzo di cittadini laziali faccia uso di antidepressivi, stabilizzanti dell’umore, calmanti, litio. Dal 2019 al 2022 la spesa lorda totale per gli psicofarmaci erogati sul territorio è passata da 45 milioni a 46,5. A impattare di più sui costi sono gli antidepressivi, che nell’ultimo anno sono costati al sistema sanitario nazionale 37 milioni di euro (più 4,9 per cento rispetto al 2019), seguiti dagli antipsicotici e dal litio, in aumento del 19 per cento. Secondo i dati presentati dalla Uil, mancano anche infermieri e operatori sanitari nel settore: il numero di medici specializzato nella diagnosi e cura delle patologie psichiatriche dei minori che lavorano nel pubblico si attesta infatti a 3,1 per 100 mila abitanti. «La salute mentale è quasi un branca fantasma della sanità - afferma il dirigente del Tsmree (Servizio tutela salute mentale e riabilitazione dell’età evolutiva) della Asl Roma 1, Bruno Spinetoli - È come un’anagrafe Indiana dove molti nuovi nati non vengono iscritti ed è come se non esistessero».

LA STRATEGIA

Il sindacato chiede alla Regione interventi concreti, «che significa informatizzare e mettere in rete i dati, assumere più personale medico ed infermieristico adeguato - sottolinea Alberto Civica, segretario generale della Uil Lazio - Significa creare nuovi posti letto per la degenza, sia in emergenza, sia nel post acuzie dove, a detta dei medici interpellati, regna un sistema molto poco trasparente negli accessi, che pare non siano controllati e non si basino sulla gravità della patologia o del rischio». La Regione, dal canto suo, punta a imprimere una svolta anche su questo delicatissimo fronte: nella programmazione della rete ospedaliera 2024-2026 sono previsti 85 posti letto di neuropsichiatria infantile (48 ordinari e 37 day hospital). Attualmente i posti disponibili sono 61, suddivisi tra Umberto I, Gemelli, Sant’Andrea e Santa Maria Goretti di Latina, a cui si aggiungono quelli del Bambino Gesù. Sono inoltre previsti altri 6 posti al Policlinico di Tor Vergata, che devono ancora essere attivati.

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Il Messaggero