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ROMA La Capitale non può decidere per tutto il Lazio. Per gli altri quattro capoluoghi la candidatura alle Olimpiadi del 2024 può essere una occasione importante, i sindaci di Viterbo, Rieti, Latina e Frosinone scrivono una lettera aperta al presidente del Coni, Giovanni Malagò, affinché si cerchi una soluzione alternativa al no preannunciato da Virginia Raggi rispetto alla candidatura di Roma per i Giochi del 2024. Giovedì, nel corso di un consiglio comunale straordinario, potrebbe arrivare il no definitivo. Anche il premier Renzi torna all'attacco: «Dire no alle Olimpiadi perché non si è d'accordo è un atto legittimo. Dire no alle Olimpiadi perché in otto anni si crede di non riuscire a combattere la corruzione a Roma significa rinunciare a fare politica, a cambiare le cose, a dare una speranza alla propria comunità. Non è solo una figuraccia internazionale per l'Italia: è un'ammissione della propria incapacità di cambiare le cose». E se Malagò non è intenzionato a partecipare al consiglio comunale sulle Olimpiadi, nega però lo scontro istituzionale Coni-Roma Capitale («noi non abbiamo mai fatto polemiche, mai dichiarazioni fuori luogo, mai provocato nessuno. Non è un argomento che ci riguarda»). Romano Prodi ieri ha proposto: «Organizziamo le Olimpiadi in Italia, in diverse città per contenere le spese e rilanciare alla grande l'immagine del nostro Paese».
DIBATTITO
In questo scenario, la maggioranza a 5 Stelle del Campidoglio va avanti e ha calendarizzato per giovedì il voto in aula sull'addio alle Olimpiadi. Visti i numeri, i pentastellati non dovrebbero avere problemi a votare il no olimpico. Eppure, permangono delle divisioni sul metodo. Ad oggi c'è una mozione da votare e questo significherebbe che solo i consiglieri comunali e la sindaca si faranno carico di eventuali richieste di risarcimento del danno erariale se dovesse intervenire la Corte dei Conti. Nel gruppo M5S, che ha già chiesto lumi all'avvocatura del Comune e che non si sente poi così garantito dall'assicurazione che tutti i consiglieri hanno per questo genere di guai, c'è chi fa pressione perché ci si affidi a una delibera di giunta. Questo strumento farebbe ricadere tutte le responsabilità su sindaca, vicesindaco Daniele Frongia con delega allo sport e assessori.
SENATO
Il dibattito procede e si è preso tempo: invece di parlarne già nel consiglio comunale fissato oggi, tutto slitta di due giorni. La ragione è solida: la sindaca Raggi e il vice Frongia saranno ascoltati alle 13.30 in un'audizione alla VII commissione del Senato per parlare proprio del niet alle Olimpiadi. La Raggi, tornata domenica da Palermo, e Frongia hanno studiato meticolosamente le carte, per evitare scivoloni, anche perché c'è un precedente non entusiasmante: quando la Raggi e l'assessore alla Sostenibilità ambientale, Paolo Muraro, furono ascoltate dalla commissione bicamerale sulle ecomafie, promisero rivelazioni esplosive sui rifiuti, finì con una Caporetto. Emerse che la Muraro era indagata da aprile e che lo si sapeva da luglio. Ecco, oggi si vorrebbe arrivare con le spalle più coperte. Seccati per questa retromarcia sono i sindaci delle altre città laziali, che speravano di avere benefici dagli investimenti per le Olimpiadi. Scrivono Michelini (Viterbo), Petrangeli (Rieti), Coletta (Latina) e Ottaviani (Frosinone), con un'idea simile a quella di Prodi: «Le Olimpiadi, secondo il regolamento del Comitato olimpico internazionale e la prassi, vengono solo formalmente assegnate ad una città, ma coinvolgono l'intera nazione, con ritorno economico e sociale evidenti per quest'ultima, allora potrebbe essere adottata una soluzione che non comporti oneri per il comune ospitante e permetta alla nazione di effettuare i richiesti investimenti». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero