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Il bene è lo stesso, è l'energia che manca. E qualsiasi tipo di fatica ha perso d'incanto... Se con il primo figlio si è stati attenti a quando sdoganare i telefonini, addirittura li si seguiva a volte nei compiti, con i successivi o comunque già con il secondo, si sbraca. Su tutto: negli sport, nei corsi di lingue, nei colloqui a scuola, nelle concessioni al modo di vestire, alla fine sai che c'è: fai un po' come ti pare. I secondi restano nell'ombra, t'intortano con l'esperienza che hanno fatto seguendo attentamente le vicissitudini del primo, approfittano della stanchezza dei genitori. Ecco allora 12enni sgattaiolare a scuola tutte truccate (la sorella maggiore veniva monitorata con polso e tenerezza), le mamme non sanno dire di no, rinnegano quelli che erano i loro capisaldi, iniziano a mettere in dubbio i propri principi. Non vuole andare in libreria, piuttosto farsi otto tatuaggi? Non deve essere come voglio io, il mantra di chi si arrende. E il paradosso è che mentre con il primo si continua goffamente a tenere il punto, con il resto della prole si arranca e ci si perde. Uno sketch esilarante di Teresa Mannino fa l'esempio della favola di Biancaneve: al primo raccontata in costume, per l'ultimo solo una minaccia: «Se non dormi Biancaneve muore». Ma l'amore, quello è uguale, pronti a giurare. È che si cresce insieme. Il primo lo si aspetta svegli, il secondo dorme fuori...
Il Messaggero