Gay Pride a Roma il 10 giugno contro ogni razzismo

Gay Pride a Roma il 10 giugno contro ogni razzismo
Combattere i nazionalismi che invocano muri e confini, così come ogni forma di totalitarismo e di razzismo; rimuovere gli ostacoli all'autodeterminazione, lottare...

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Combattere i nazionalismi che invocano muri e confini, così come ogni forma di totalitarismo e di razzismo; rimuovere gli ostacoli all'autodeterminazione, lottare perché gli istituti giuridici del nostro Paese, dal matrimonio all'adozione, siano aperti a tutti. È una piattaforma ricca quella che gli organizzatori del Roma Pride, la manifestazione che tornerà in piazza il prossimo 10 giugno, hanno messo al centro del loro documento politico, aperto dallo slogan "Scopriamoci". Innanzitutto, il richiamo alle origini: «il nostro cammino parte da lontano, da Stonewall nel 1969, quando l'orgoglio ha spinto la comunità Lgbtqi newyorkese a sollevarsi, a resistere contro i continui soprusi e le violenze di chi voleva imporre con la forza un modello e costringere alla clandestinità chi in esso non voleva riconoscersi. Oggi come allora siamo chiamati a opporci contro le forze reazionarie che vorrebbero soffocare la diversità».


"Scopriamoci", si legge nel documento, «è l'invito che facciamo a tutte le persone che riconoscono nel Roma Pride una grande manifestazione di liberazione e di lotta» una manifestazione che «si batte contro ogni forma di sopruso, autoritarismo e totalitarismo, facendo propri i principi dell'antifascismo, dell'antisessismo e dell'antirazzismo». Gli organizzatori del Roma Pride ricordano i molti «eventi preoccupanti» che accadono in tutto il mondo. «Le forze politiche che promuovono una
«società della chiusura« avanzano in tutto l'Occidente, a partire dagli Stati Uniti dove la nuova presidenza Trump sta mettendo in discussione le conquiste di civiltà degli ultimi anni», osservano, «i passi indietro che oggi vediamo negli Usa minacciano di arrivare pure in Europa dove si fa sempre più preoccupante l'avanzata dei nazionalismi che vorrebbero muri e confini, dentro e fuori i propri Paesi per escludere e per recludere tutto ciò che è ritenuto "diverso". Ma in tutto il mondo «si moltiplicano però gli episodi di resistenza a questa involuzione. Una rinnovata coscienza civile sembra poter incarnare il desiderio di difesa delle nostre società come comunità aperte alla diversità. In queste resistenze il movimento Lgbtqi assume ovunque un ruolo centrale».


«L'involuzione nella politica dell'Occidente mette oggi in discussione le conquiste ottenute nel corso dei secoli con il sudore, il sangue e talvolta pure la vita di tanti fratelli e sorelle. Tra queste - denuncia il documento politico del Roma Pride - torna a essere messa continuamente in discussione la laicità, presidio fondamentale di tutela di ogni individuo e chiave di volta di qualsiasi società veramente democratica, pluralista e inclusiva». Il Roma Pride «continuerà a essere presidio della laicità delle istituzioni e nella società, difesa della libertà di tutti gli individui e fermo oppositore di ogni forma di ingerenza da parte delle religioni nelle leggi e nelle politiche dello Stato». A questo «processo involutivo politico», si aggiunge «il drammatico ricorrere nella cronaca del nostro Paese di episodi di violenza inaudita, talvolta mortale, nei confronti delle donne. Violenza che in maniera vergognosa qualcuno cerca di ignorare, minimizzare, di non riconoscere. Ciascuna donna ha la libertà di decidere per sé». Il Roma Pride «si batte per l'autodeterminazione delle donne e perché la società acquisisca, a partire dalla cultura di un linguaggio pienamente consapevole, gli strumenti necessari per liberarsi dai confini imposti dalle prigioni fisiche o culturali del patriarcato e dei suoi inaspettati alleati. L'autodeterminazione delle donne, così come di tutti gli individui, conosce un solo limite: la libera scelta del soggetto coinvolto. Il Roma Pride - ribadisce il documento - afferma la necessità di rimuovere ogni confine e ostacolo che impedisca la piena autodeterminazione di ogni persona in armonia con la propria identità».



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Il Messaggero