Roma, l'incidente a Corso Francia e la morte di Gaia e Camilla: Genovese in aula il 13 luglio

LA DECISIONE La prima udienza sarà il 13 luglio prossimo: Pietro Genovese, che da Natale si trova ai domiciliari per omicidio stradale plurimo aggravato, per avere...

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LA DECISIONE
La prima udienza sarà il 13 luglio prossimo: Pietro Genovese, che da Natale si trova ai domiciliari per omicidio stradale plurimo aggravato, per avere investito Gaia Romagnoli e Camilla von Freymann lo scorso 21 dicembre, sarà giudicato con rito abbreviato. Il giovane, tramite i suoi difensori, gli avvocati Franco Coppi e Gianluca Tognozzi, aveva provato a patteggiare 2 anni e 6 mesi di reclusione, ma quella richiesta è stata respinta dal pm Roberto Felici. Da qui la nuova calendarizzazione dell'udienza: il processo, con rito immediato, si sarebbe dovuto aprire l'8 luglio. Al centro del dibattimento ci sarà la perizia disposta dalla procura per accertare la dinamica dell'incidente avvenuto a Corso Francia, nel quale persero la vita le due sedicenni. Oltre alle testimonianze e alle misurazioni eseguite sull'asfalto, sono stati fondamentali i fotogrammi immortalati dalla telecamera del Compro oro all'altezza del civico 137 di Corso Francia.


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L'IMPATTO
Proprio grazie ai filmati, il perito ha ricostruito che quella notte sarebbe bastato un secondo e mezzo di ritardo per evitare la tragedia. Prima di riprendere la Renault guidata da Genovese, la telecamera ha infatti inquadrato un'altra auto bianca che viaggiava a velocità sostenuta. La stessa vettura - che secondo un testimone avrebbe rischiato di travolgere le ragazze che stavano attraversando mentre il semaforo era rosso - per il perito avrebbe ostruito la visuale per l'auto di Genovese.

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«Nelle fasi antecedenti di due secondi l'impatto, né Genovese né i pedoni potevano reciprocamente avvistarsi», si legge nella documentazione depositata dalla Procura. E l'ingegnere che l'ha redatto sottolinea anche che «l'impianto semaforico che regolava l'area di intersezione tra corso Francia e via Flaminia non consentiva il transito simultaneo dei veicoli diretti dal Gra verso Roma centro (Genovese) e dei pedoni, che provenivano dal lato Ponte Milvio ed erano diretti verso la collina Fleming (Gaia e Camilla)». Ma c'è altro: «Anche la velocità sostenuta avrebbe influito in parte sull'impatto». Se la Renault avesse viaggiato «a 50 chilometri orari», scrive ancora il perito, forse l'impatto non sarebbe avvenuto.
La conclusione che il perito ha affidato alle valutazioni della corte sembra tirare in ballo anche l'elemento della fatalità: «La mancata reazione del giovane in una situazione di pericolo è compatibile con l'avvistamento delle sedicenni in poco più di un secondo».

 
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Il Messaggero