«Non leggo i giornali ma li usiamo a casa per incartare le uova». Non è la frase di un ignorante che parla al bar, ma sono parole dette dal sindaco di Roma Ignazio Marino - è...
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E Marino ha scelto di replicare nel peggiore dei modi: una non-risposta che è un’offesa al lavoro dei giornalisti. I cronisti sono da tempo sotto attacco. Nelle aule del Parlamento si discute sulla legge sulla diffamazione che rischia di essere peggiore della precedente. Mancano seri paletti alla vergogna delle cause temerarie, dove si chiede per risarcimento uno sproposito con il fine di intimorire l’informazione.
E la stagione attuale è la più difficile della professione da settant’anni a questa parte: la maggioranza dei giornalisti è precaria e sottopagata ma, nonostante questo, difende la dignità del suo lavoro a prezzo di sacrifici personali. Tutto questo rende ancora più grave l’infelice uscita del sindaco. I giornalisti hanno il dovere di informare e Marino ha il diritto di criticare il loro lavoro, ma nel merito. Non con frasi fatte che sono diventate banali perfino in una conversazione al bar. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero