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Di fronte all'ingresso del policlinico universitario Sant'Andrea gli amici non la smettevano di ripetere: «No Gabriele no, non è giusto. Perché se ne devono andare sempre i migliori?». Difficile trovare una risposta o provare a replicare in un modo che non sembri scontato, banale. Non c'è ragione che possa spiegare il motivo per cui un ragazzo di 21 anni - Gabriele Sangineto - uscito ieri mattina all'alba per andare all'università sia stato travolto e ucciso a pochi metri dalla stazione di Labaro. Si potrà riuscire a spiegare, forse un giorno, di chi è la responsabilità e perché il conducente della prima vettura che lo ha colpito, un taxi, lo ha travolto sbattendolo sull'altra corsia senza riuscire a impedire a un Fiat Doblò di travolgerlo nuovamente. Forse la distrazione, forse la velocità - gli agenti della municipale del XV Gruppo Cassia per tutto il giorno sono rimasti in attesa degli esiti degli esami che, tanto per le droghe quanto per l'alcol, sono poi risultati negativi - potranno alla fine spiegare il "perché" dell'incidente. Ma in merito all'altra domanda - «perché proprio Gabriele» - è quasi inutile dannarsi a trovare risposta. «Sembra una maledizione», diceva qualche amico del 21enne.
Più che ragionevole se si tiene conto del fatto che Gabriele era un compagno di scuola di Leonardo Lamma, morto in seguito a un incidente su Corso Francia il 7 aprile 2022.
I RILIEVI
Il conducente del taxi - a bordo di una Toyota - e l'altro guidatore del Doblò hanno rispettivamente 38 e 49 anni e sono italiani senza precedenti alle spalle. Entrambi sono stati indagati per omicidio stradale. Saranno ascoltati nelle prossime ore. I due veicoli, come da prassi sono stati sequestrati, analogamente ai cellulari. Anche se, da una prima ricostruzione, il secondo mezzo, ovvero il Fiat Doblò, avrebbe investito il ragazzo senza poterlo evitare poiché il suo corpo dopo l'impatto con il taxi è stato sbalzato nella corsia opposta in pochissimi secondi. «Gabriele stava andando soltanto all'università, si può morire per questo?». L'aberrazione e l'incapacità di considerare reale e tangibile una tragedia del genere aleggiava fra le parole e i pensieri dei tanti amici che ieri fino all'ultimo sono rimasti al suo capezzale. Chi è stato al fianco del padre del ragazzo parla di un uomo che si è serrato con le mani la bocca quasi a spaccarsi le mascelle per non urlare. Suo figlio stava attraversando la strada sulle strisce pedonali che nella maggior parte di Roma sono solo segni slavati. Gabriele se ne va come il suo compagno di classe Leo nello stesso giorno della scomparsa di Valdiserri. «Mettere in fila tutto ciò - diceva un'amica di famiglia del 21enne - è inaccettabile per una città che è Capitale d'Italia». Impossibile darle torto. A morire ieri, anche Laura Pessina, 58 anni, investita mercoledì mentre attraversava la strada a Teatro di Marcello. Il giorno prima un altro incidente a Portonaccio, vittima Orazio Otello Frezza, 78 anni. Tre morti in tre giorni. Ieri sera, la 156esima vittima: un centauro di 44 anni ha perso il controllo del proprio scooter su Corso d'Italia morendo poi all'Umberto I. Leggi l'articolo completo suIl Messaggero