La rianimazione bocca a becco per il gabbiano investito

La rianimazione bocca a becco per il gabbiano investito
Pompiere salva il cane dopo 20 minuti di respirazione ”bocca a muso”  @polizia2013 E’ una...

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Pompiere salva il cane dopo 20 minuti di respirazione ”bocca a muso” 

@polizia2013


E’ una foto che ha dell’inverosimile quella circolata in questi giorni sui social, raffigurante un uomo intento a praticare la respirazione bocca a bocca - anzi, bocca a becco - ad un gabbiano apparentemente svenuto, tenuto per le zampe da un’altra persona. Decine di commenti increduli, molti negativi («ma non avete idea delle malattie che trasmettono quegli animali», uno dei più ricorrenti),  apparsi sulla pagina Facebook che ha diffuso lo scatto, quella “Welcome to favelas” che è spesso lente di ingrandimento di variopinti casi di “degrado” metropolitano.

«Sì, è vero, ho cercato di salvare quel gabbiano», racconta Alessandro Mongelli, Ad della Rome University of Fine Arts e protagonista di quello scatto virale. «L’uccello era stato investito da un’auto – spiega – e quando l’ho visto a terra non ci ho pensato neanche un attimo: con Michele, il nostro bidello, siamo scesi in strada e abbiamo tentato in ogni modo di rianimarlo». L’operazione è durata in tutto cinque minuti. «Le malattie? Sinceramente non ci ho pensato. Sono un animalista convinto e l’istinto è stato quello di salvare quel gabbiano». Nell’incidente, però, erano stati danneggiati gli organi vitali dell’animale, che, nonostante il tentativo di farlo risvegliare, è morto. E chissà se ai due “rianimatori” non sia tornato alla mente uno dei passaggi de “Il gabbiano Jonathan Livingston”: «Qualunque cosa tu faccia non pensare mai a cosa diranno gli altri, segui solo te stesso, perché solo tu nel tuo piccolo sai cosa è bene e cosa è male».

marco.pasqua@ilmessaggero.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero