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In fondo, cinque anni dopo Occidentali's karma è ancora su un palco. E mica quello di un concertino gratuito in piazza, ma quello di un palasport. «L'anno del trionfo a Sanremo la gente comprava i biglietti per i miei concerti solamente per vedere dal vivo quello che era il fenomeno del momento. Oggi posso dire di avere un pubblico tutto mio, che mi segue e mi supporta a prescindere dalla hit», dice Francesco Gabbani cinque Dischi di platino e due Dischi d'oro dopo il successo che nel 2017 al Festival di Sanremo, alla sua prima partecipazione tra i big, lo vide battere a sorpresa una signora della musica italiana come Fiorella Mannoia, vincendo la kermesse da outsider.
Reduce dal sold out di sabato scorso al Forum di Assago a Milano, il 40enne cantautore toscano è nato a Carrara chiude sabato sera al Palazzo dello Sport il tour legato all'album Volevamo solo essere felici.
Occidentali's Karma è stata una gioia ma anche una croce, ha detto. Ci ha fatto pace?
«Non mi riferivo alla canzone in sé: mi ha cambiato la vita e le sarò per sempre riconoscente. Parlavo della scimmia. Anzi, nello specifico di come è stato recepito quell'elemento della coreografia».
Cioè?
«In pochi colsero il messaggio alla base del testo, che citava il saggio La scimmia nuda dello zoologo Desmond Morris. Il giusto valore di quella canzone, che conteneva anche della critica sociale, è passato in secondo piano. Pazienza: sono ancora qui (ride)».
Dalla scimmia in poi all'Ariston si è visto di tutto: vecchie ballerine, spogliarelli, travestimenti, pattinatrici, fino alle bizzarrie del Fantasanremo di quest'anno. Ha stravolto i rituali sanremesi?
«Sì. Fino a qualche anno fa ci si presentava sul palco in giacca e pantaloni eleganti, attentissimi a rispettare il cerimoniale e la sacralità di quel contesto. Io sono arrivato da outsider. E ho vinto senza prendermi sul serio».
Quanto porta di quell'attitudine sul palco, a distanza di cinque anni?
«A 40 anni lascio parlare le canzoni che mi hanno permesso di costruirmi una carriera solida, senza trovate o discorsoni».
Della serie: canta, che è meglio.
«Esatto (ride). Fino a prova contraria faccio il cantautore. Il concerto è un puro susseguirsi di successi: praticamente una raccolta di hit. Apro con Amen, la canzone che nel 2016 mi permise di vincere il Festival tra i giovani, e chiudo con Volevamo solo essere felici, il singolo che ha dato il titolo al mio ultimo album. Si entra e si esce dal mio mondo».
Ospiti?
«Ci saranno alcuni degli attori della serie tv di Rai1 Un professore, per la quale l'anno scorso ho composto la sigla, Spazio tempo: tra questi anche i romani Damiano Gavino, Davide Divetta e Beatrice De Mei. Li coinvolgerò chiedendogli di cantare con me la canzone».
Occidentali's karma parlava della società, in Viceversa veniva fuori il suo lato più intimista: la canzone con la quale l'anno prossimo tornerà in gara a Sanremo di cosa parlerà?
«Glielo dirò quando l'avrò scritta (ride)».
I rumors la danno per certo tra i big che vedremo all'Ariston.
«Sto scrivendo nuovi brani, ma al momento il Festival di Sanremo non rientra tra i miei programmi».
E cosa c'è tra i suoi programmi, per il 2023?
«Presto per dirlo.
Palazzo dello Sport, Piazzale Pier Luigi Nervi 1. Sabato, ore 21.
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Il Messaggero