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Ormai praticamente tutte le notti, da qualche parte a Roma qualcuno si diverte a sparare fuochi d’artificio. Lo spettacolo sarebbe anche bello, in genere sono giochi pirotecnici di livello professionale, solo che a quell’ora tanta gente vorrebbe dormire e non affacciarsi alla finestra in pigiama per capire se stanno bombardando la città. L’uso non autorizzato di bengala e mortaretti per celebrare ricorrenze private è una pratica sempre più diffusa. Si festeggiano così i matrimoni, i compleanni, le lauree (a piazza Bologna, in zona universitaria, ogni notte è una piedigrotta). Poi c’è la controversa questione delle carceri: su Twitter la conduttrice televisiva e parlamentare Rita Dalla Chiesa ha scritto: «Come tutte le sere, a Roma, a mezzanotte in punto sparano i fuochi di artificio. Mi hanno spiegato che sono messaggi in codice per qualche detenuto». Inevitabile il sarcasmo degli utenti social: «È un antico rito tantrico, molto di moda in alcuni quartieri», «Se ci fai caso, è tutto un susseguirsi di luci “punto” e luci “linea”, chiaro utilizzo dell’alfabeto Morse». I razzi colorati certo non nasconderanno un linguaggio segreto, ma è probabile che servano a festeggiare scarcerazioni o compleanni in cella. Una soluzione ci sarebbe: esistono i fuochi d’artificio silenziosi che garantiscono la bellezza dello spettacolo visivo senza svegliare nessuno. Sarebbe anche una risposta razionale alla disputa sui botti di San Silvestro che spaventano cani e gatti. Ma la razionalità è qualità rara tra gli umani, specie l’ultimo dell’anno.
pietro.piovani@ilmessaggero.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero