Roma, minacce e riscossione di prestiti usurai ai domiciliari: arrestati padre e figlio

Roma, minacce e riscossione di prestiti usurai ai domiciliari: arrestati padre e figlio
Continuavano a riscuotere mentre erano ai domiciliari, in carcere 2 usurai a Frascati. I finanzieri del Comando provinciale Roma hanno eseguito un'ordinanza di custodia...

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Continuavano a riscuotere mentre erano ai domiciliari, in carcere 2 usurai a Frascati. I finanzieri del Comando provinciale Roma hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere - emessa dal gip del Tribunale di Velletri - nei confronti di 2 persone residenti nella zona dei Castelli, già agli arresti domiciliari perché responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata all'usura e all'esercizio abusivo dell'attività finanziaria, truffa ai danni dell'Inps e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.


Il provvedimento cautelare è stato adottato dopo nuove indagini dei finanzieri, Si è scoperto che C. A., 74 anni, e il figlio C.D., 49, pur agli arresti domiciliari, continuavano ad imporre il puntuale pagamento delle rate di prestiti usurai, facendo anche ricorso a minacce e intimidazioni. I due con R.M.M. di 46 anni, il 16 ottobre scorso, erano stati sottoposti agli arresti domiciliari dalle fiamme gialle frascatane nell'ambito dell'operazione Loan - Shark che 15 indagati.  Telefonini intestati a terzi soggetti e nuove carte postpay per le ricariche: erano questi i metodi utilizzati per continuare ad estorcere denaro alle vittime di usura che, dopo gli arresti, avevano tirato un sospiro di sollievo nella convinzione che non potessere più minacciarli in caso di mancato pagamento o ritardo nel versamento delle rate. Ed invece così non era. Padre e figlio hanno ammettevano giustificazioni o dilazioni  di pagamento. «Passi un sacco de guai... A te t'è partito er cervello! io non to dico che posso combinà», più agguerriti e spietati che mai promettevano pesanti ritorsioni appena terminati gli arresti domiciliari. Nel corso delle perquisizioni, oltre a 4 cellullari e a 2 carte postpay utilizzate per le ricariche, sono stati sequestrati ulteriori 1.200 euro in contanti rinvenuti insieme a diversi “pizzini” contenenti una lista di nomi e cifre, segno evidente della persistente e ininterrotta attività criminale. All'esito delle attività C.A. ed il figlio C.D. sono stati condotti nel carcere di Velletri dove sconteranno la misura cautelare. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero