Si finge ispettore per fare perquisizioni e sequestri in allevamenti: in manette un animalista

Si finge ispettore per fare perquisizioni e sequestri in allevamenti: in manette un animalista
Si fingeva ispettore di polizia giudiziaria per procedere a perquisizioni e sequestri in allevamenti, ma il «sedicente animalista» è finito agli arresti...

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Si fingeva ispettore di polizia giudiziaria per procedere a perquisizioni e sequestri in allevamenti, ma il «sedicente animalista» è finito agli arresti domiciliari. L'uomo, spesso impegnato in campagne a tutela degli animali, esibendo falsi tesserini, ha indotto le forze dell'ordine a coadiuvarlo nell'esecuzione di perquisizioni e sequestri per i quali non sono state ravvisate ipotesi di reato nei confronti di allevatori di animali domestici. Operazioni svolte grazie alla collaborazione di veterinari, presenti sul posto ed indicati dallo stesso indagato (o dai suoi complici), che hanno attestato un cattivo stato di salute degli animali, poi puntualmente smentito dai successivi accertamenti condotti da personale qualificato da parte dell'Ag di volta in volta competente. Il Gip Mario Parisi, nell'accogliere la richiesta presentata, ha parlato di un quadro «sconcertante». A condurre l'operazione, gli agenti della Polizia di Stato del Commissariato di Frascati, con la collaborazione della Squadra Mobile di Asti.

 
L'indagato - secondo quanto emerso - si presentava presso gli allevamenti amatoriali spacciandosi quale ispettore appartenente alla polizia giudiziaria, chiedeva il supporto delle locali forze dell'ordine (mostrando un falso tesserino riportante analoga dicitura ed affermando di agire sulla base di inesistenti direttive della Magistratura), indicava compiacenti veterinari che attestavano nell'immediato inesistenti condizioni precarie degli animali, induceva la polizia giudiziaria e talvolta la stessa Autorità Giudiziaria ad emettere in via d'urgenza provvedimenti di sequestro (poi smentiti dalle indagini successivamente condotte) e, infine, chiedeva direttamente (o a mezzo dei suoi collaboratori) l'affidamento degli animali presso strutture di fiducia, dove talora gli animali periscono o vengono sottratti.


Prima di procedere agli atti di perquisizione e sequestro l'indagato avvicina gli allevatori amatoriali e, minacciandoli di eseguire a loro carico atti di P.G., li informava della possibilità di «mettersi d'accordo» e di evitare gli interventi repressivi, alla condizione che gli venissero forniti i nominativi di altri allevatori da controllare. Aggiunge il Gip: «lo sviluppo dell'indagine ha fatto emergere uno scenario connotato dalla reiterazione di una ben collaudata tecnica esecutiva di condotte analoghe, tutte contraddistinte dalla spregiudicato e callida disinvoltura operativa» dell'indagato. 
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Il Messaggero