Potrà organizzarsi la vita serenamente. E riaffacciarsi in politica. Niente carcere per Franco Fiorito. La Spazzacorrotti lo lascia fuori. La nuova legge anticorruzione non...
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IL REGOLAMENTO
La Spazzacorrotti, insomma, non spazza tutto. La procura generale della corte d’appello di Roma, almeno, ha ritenuto che non debba essere utilizzata per Fiorito. E ha applicato la vecchia legge del regolamento penitenziario che di fronte a pene inferiori ai 4 anni sospendeva la condanna al carcere in favore dell’affidamento ai servizi sociali. Mentre la Cassazione, come principio generale, sosteneva che le sospensioni degli ordini di carcerazioni potessero essere riviste retroattivamente. Insomma la novità, di primo acchito, non è un caso di scuola. Anche se il caso cozza a pieno con la Spazzacorrotti, ideata tra l’altro, per spedire in carcere tutti i corrotti, anche coloro che grazie a riti alternativi, se la fossero cavata con pene minori ai 4 anni. Franco Fiorito insomma non è un graziato. È libero secondo legge. La sua condanna è stata sospesa, la nuova legge non è applicabile e nessuno ha ancora disposto l’affidamento ai servizi sociali che dovrebbe chiudere questo capitolo della sua vita. Per il legale storico di Fiorito nessuno stupore, quindi. «Franco Fiorito fuori dal carcere? Che c’è di anormale?» puntualizza l’avvocato Carlo Taormina, «mica il suo provvedimento è ad personam. E’ solo la conseguenza del fatto che la sospensione dell’ordine di carcerazione sia stata disposta prima dell’entrata in vigore della Spazzacorrotti. Semmai si attende che la questione venga presa in considerazione dalla Cassazione».
Le motivazioni della condanna di Cassazione sono state depositate a gennaio. «I giudici - si legge hanno accertato la responsabilità dell’imputato, in relazione alle ripetute operazioni di bonifico bancario disposte da un conto corrente intestato al gruppo consiliare regionale del Popolo della libertà». «Conto - si precisa - dove confluivano i contributi riconosciuti al gruppo su conti personali a lui intestati ed accesi anche presso banche estere, nonché attraverso pagamenti per spese personali effettuati a mezzo di bonifici bancari, assegni bancari, carte bancomat o prelievi in contanti, per un complessivo ammontare di euro 1.457.970,89 dalla Corte d’appello precisato, nella motivazione della pronuncia impugnata, in misura pari alla somma di euro 1.200.784».
VACANZA E VILLA
La procura era partita contestando 24 episodi di appropriazione indebita.
Il Messaggero